LE MESSE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Le chiese dell'Addolorata e di Santa Rita hanno celebrato dai terrazzi. Tante iniziative in streaming

Non solo streaming e dirette Facebook. Al tempo del Coronavirus, le parrocchie di Taranto, per non privare le loro comunità, della messa della domenica, ricorrono anche ai terrazzi se disponibili. È il caso di due parrocchie, Madonna Addolorata e Santa Rita. Ha cominciato per prima la parrocchia dell’Addolorata dove il parroco, don Amedeo Basile, ha celebrato sul terrazzo della chiesa, che affaccia su un comprensorio di palazzi, sia la messa del Giovedì Santo che quella di Pasqua ed ha proseguito oggi. E oggi è stata anche la volta di Santa Rita il cui parroco, monsignor Gino Romanazzi, ha celebrato all’esterno. Da alcuni balconi sono stati anche esposti drappi bianchi.

La chiesa Santa Rita è in un’area di Taranto con diversi grattacieli edificati anni fa da cooperative. In entrambi i casi, i parroci si sono serviti di casse acustiche per far giungere meglio le loro parole. Le messe sul terrazzo vanno ad integrare la celebrazione attraverso lo streming che resta al momento la modalità più utilizzata anche perché la gran parte delle parrocchie non dispone di terrazzi o di spazi esterni tali che possano essere visibili agli inquilini dei palazzi circostanti. A Taranto anche la Via Crucis nelle domeniche di Quaresima, già a partire dallo scorso 8 marzo, è stata celebrata a chiese chiuse, Carmine e San Domenico, e ricorrendo alle dirette dei canali Fb da parte delle rispettive confraternite (Carmine per l’omonima chiesa e Addolorata per San Domenico). Così anche per le sole funzioni religiose dei riti della Settimana Santa (che quest’anno a Taranto hanno dovuto rinunciare alle storiche processioni) e per le messe celebrate nella Cattedrale di San Cataldo dall’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro. A parte le messe senza fedeli, a Taranto le chiese sono regolarmente aperte. Sono state chiuse solo per tre giorni, da Giovedi a Sabato Santo, su disposizione del prefetto Demetrio Martino in accordo con l’arcivescovo, per evitare che potesse comunque recarsi gente considerato il grande rilievo che rivestono nella città i riti della Settimana Santa. (AGI)

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