Troppe riforme, in troppo poco tempo. «Mi chiedo: ma si pensa all’efficienza del sistema giudiziario? È davvero colpa dei magistrati se poi le cose non vanno come ci si aspetterebbe?», ha detto nella sua relazione il presidente della Corte d’Appello di Lecce, Vincenzo Scardia, in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. In analisi, dai diversi punti di vista, in questa fase nettamente contrapposti fra magistratura e avvocatura, i temi di stringente attualità. Le nuove norme, la procedibilità e le intercettazioni.
Sulle intercettazioni è intervenuto il procuratore generale Antonio Maruccia, che ha difeso la legge attuale: «La recente riforma Orlando – ha detto – costituisce un buon punto di equilibrio tra le esigenze delle investigazioni, il diritto alla privacy e la libertà di informazione». Le regole attuali, ha detto: «Sono già particolarmente stringenti».
Ha parlato anche il giudice Genantonio Chiarelli, neoletto in seno al Csm. E i rappresentanti degli ordini degli avvocati. Il presidente del consiglio dell’ordine di Lecce, Antonio De Mauro, che ha rivendicato l’importanza della funzione dell’avvocato, da ritenere parte del sistema e non un corpo estraneo. E il presidente della camera penale di Brindisi, Pasquale Annicchiarico, che in rappresentanza delle tre camere penali ha espresso solidarietà al ministro della Giustizia Carlo Nordio, per gli attacchi subiti negli ultimi tempi, ribadendo la posizione favorevole alla separazione delle carriere e ad alcune altre modifiche del sistema che si presentano come nettamente opposte rispetto alle opinioni espresse dalla magistratura.
Per il presidente della Corte d’appello di Bari, Franco Cassano, è in atto una «contrazione dei diritti e delle libertà» a cui «fa riscontro la regressione dalla giurisdizione ordinaria, vissuta dal legislatore con insofferenza, alla stregua, s’è detto, di una zavorra di lacci e lacciuoli da aggirare: si pensi al decreto legge sulle Ong, con il quale le sanzioni per le navi che soccorrano naufraghi con modalità diverse da quelle date si spostano dal terreno penale a quello amministrativo». Cassano ne ha parlato nel suo discorso alla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in corso a Bari.
«Si tratta – ha aggiunto – di una tendenza che attinge anche le norme che mirano a sterilizzare i rischi penali per gli amministratori di aziende di interesse strategico nazionale, come l’Ilva»; o, ancora, «negli auspici del Ministro, alla preferenza da accordare alle intercettazioni preventive rispetto a quelle giudiziarie». Oppure – ha rilevato Cassano – la mediazione obbligatoria nel processo civile, che tende «non già ad accertare fatti e responsabilità, ma al perseguimento di un accordo». Per Cassano «particolarmente eccessiva appare la disciplina della mediazione e della conciliazione, dal nuovo rito civile continuamente riproposta alle parti nel corso dell’iter procedimentale quale alternativa alla decisione, al punto da indurre taluno ad affermare che il cuore del processo civile oggi è la mediazione e non il giudizio»
«Delle riforme non bisogna avere paura, vanno affrontate. Le riforme sono scritte sempre per difendere i cittadini e fare riacquistare loro la fiducia nella giustizia». Lo ha detto il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario a Bari, riferendosi alla riforma Cartabia. «Oggi i cittadini temono la giustizia – ha aggiunto Sisto -. dobbiamo capovolgere questa logica. I cittadini non devono temere la giustizia, ma le conseguenze derivanti dall’accertamento delle responsabilità».
«Occorre una giurisdizione diversa, più matura, più capace di andare incontro alle esigenze del Paese e dei cittadini – ha proseguito -. Una giustizia che riacquisti la capacità di un più rapido accertamento della verità e una più rapida esecuzione delle pene». Sisto si è soffermato anche sulle polemiche che hanno investito la riforma Cartabia. «Sulla questione della procedibilità a querela siamo intervenuti con un disegno di legge governativo, che riguarda in particolare i reati di mafia o l’arresto in flagranza – ha precisato -. Le riforme bisogna viverle, bisogna credici, bisogna applicarle». Sisto ha commentato anche un passaggio del discorso del consigliere del Csm, Maurizio Carbone, critico nei confronti della riforma. «L’intervento mi preoccupa. Con un costante confronto con l’Anm – ha detto – abbiamo lavorato per consentire la possibilità di ripresa della credibilità della magistratura, rispetto alla quale abbiamo un grande interesse. Dire che gli interventi del legislatore possono pregiudicarla è un giudizio troppo severo, dobbiamo ricordare che si tratta di riforme democraticamente approvate». «La riforma Cartabia ha investito tantissimo sulla possibilità di dare alla pena una funzione rieducativa, per trasformare il carcere in un luogo di speranza – ha spiegato Sisto -. Il carcere deve essere un luogo nel quale si entra con la speranza di poter riprendere un’attività. Questo è lo spirito della riforma, fare del carcere un luogo in cui c’è la certezza che, una volta fuori, c’è la possibilità di ricostruire un futuro». «Questo – ha precisato – significa riprendere i temi della Costituzione».
«L’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia ha definito la mafia foggiana la quarta mafia, la più urgente emergenza criminale del Paese. Ma la situazione non è differente per il territorio della Bat dove agiscono mafie diverse, autoctone e non, attratte da un tessuto economico vivace». Lo ha detto il Procuratore generale di Bari, facente funzione, Angela Tomasicchio, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «I recenti arresti della Dda a Barletta, per il tentato sequestro di persona a scopo di estorsione – ha rilevato – dimostrano la complicata realtà criminale di un territorio dove con celerità si sta ponendo rimedio alla piaga dei sequestri lampo. Altra grave incidenza mafiosa si registra nel territorio barese dove alle storiche famiglie, rigenerate dai discendenti, si affiancano altri gruppi criminali. Bari è un territorio mafioso».
Quest’anno nel distretto «il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso ha subito un incremento importante, pari al 140% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno – ha detto Tomasicchio -. Si è registrato un aumento anche dei reati spia, come quelli di estorsione e tentato omicidio, sui quali l’attenzione della Procura generale è massima, proprio per non vanificare gli interventi giudiziari in queste fattispecie che alimentano lo strapotere mafioso». Per questi reati, però, «con la riforma (Cartabia, ndr) i termini massimi delle indagini non sono cambiati, sono sempre due anni», ha precisato. «Se non ci fosse questa volontà comune a tutti gli operatori del diritto non si sarebbero conclusi tanti maxi processi nel distretto», ha avvertito.
(fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia)