LA CASSAZIONE: “NON C’E’ MAFIA”. E TORNA LIBERO MICHELE CICALA

Rigettato il ricorso della Procura generale. Processo in corso a Lecce

Si è celebrata ieri – 9-9-2021 – nella tarda mattinata l’udienza camerale dinanzi la Prima Sezione della Suprema Corte, ove si è discusso principalmente della fondatezza del ricorso avanzato dal Pubblico Ministero, Dott. De Nozza con il quale reclamava tenacemente la sussistenza del clan mafioso riconducibile a Michele Cicala nell’ambito del processo . Mafia Petroli che ha coinvolto 42 imputati, Processo relativo a una presunta associazione mafiosa finalizzata alla operazione di frodi fiscali, riciclaggio e interposizione fittizia di beni. Dei 42 imputati ben 25 sono tarantini. Il processo, com’è noto, è in corso a Lecce, dove ha proposto, di recente, anche una deposizione di un’avvocatessa relativa a un presunto “patto elettorale” tra Cicala e la direttrice (ora sospesa) del carcere di Taranto, Stefania Baldassari, che dal canto suo si dice estranea ai fatti.

E proprio oggi, a sorpresa, il pubblico minsitero Toriello ha chiesto la scarcerazione di Cicala (era ai domiciliari, la decorrenza termini era prevista a ottobre), il gip ha accolto l’istanza.

Tornando al processo in Cassazione, l’udienza riguardava le posizioni di Michele Cicala, Michele Schinaia (accusato di concorso in riciclaggio con la moglie di Cicala e di intestazione fittizia dei beni con lo stesso Ciala) e Pietr Buscicchio (indicato come uomo di fiducia del Cicala). Tutti e tre accusati di concorso in associazione mafiosa.

Il Procuratore Generale all’esito del suo intervento durato circa un ‘ora ha sostenuto l’assoluta fondatezza della sussistenza dell’associazione mafiosa, evidenziando taluni aspetti emergenti dalle investigazioni e diverse intercettazioni ambientali, da cui è possibile scorgere gli elementi tipici di una associazione mafiosa ed in particolar modo il controllo del territorio e lo stato di intimazione, insistendo pertanto per la fondatezza del ricorso e chiedendo in conclusione l’annullamento con rinvio ad altra sezione del Tribunale del Riesame di Lecce della ordinanza impugnata.

Tale tesi è stata tenacemente confutata dal collegio difensivo (composto dagli avvocati Salvatore Maggio,

L’avvocato Salvatore Maggio

difensore di Michele Cicala, Michele Schinaia e Piero Buscicchio; Emidio Attavilla,

L’avvocato Emidio Attavilla

difensore di Michele Schinaia; Armando Veneto, difensore di Piero Buscicchio), con altrettante argomentazioni a sostegno invece della fondatezza della ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Lecce che invece aveva acclarato l’assoluta insussistenza di un’associazione mafiosa e conseguentemente dell’aggravante dell’agevolazione della associazione mafiosa.

I medesimi difensori, per altro, avevano evidenziato una sorta di evidente inammissibilità dello stesso ricorso, non ravvisandosi gli elementi da cui trarre convincimento di una contraddittorietà ed illogicità della ordinanza impugnata.

Pertanto la Suprema Corte in tarda serata accogliendo le tesi difensive ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal pubblico ministero Dr Milto de Nozza.

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