Ilva: Arcelormittal ha fretta di chiudere… ma non mette nulla sul tavolo
Stamane è ripreso il confronto presso il ministero dello sviluppo economico sulla cessione del gruppo Ilva ad Arcelormittal. La multinazionale dopo mesi di melina ha chiesto di accelerare il negoziato per arrivare quanto prima a un accordo. Ma nulla è stato messo sul tavolo. Non è chiaro il numero dei presunti esuberi, il mantenimento o meno del salario e dei diritti dei lavoratori ed infine restano tutte le pesanti perplessità sul piano industriale mentre l’aspetto ambientale resta fortemente carente. Come USB abbiamo dichiarato che senza una chiarezza su questi temi è impossibile avviare un negoziato. Il ministero ha riconvocato il tavolo per il prossimo 4 aprile per affrontare piano industriale e occupazione. Crediamo che stia per cadere sui lavoratori Ilva la scure di licenziamenti persino più pesante di quanto precedentemente dichiarato. Per USB sono punti irrinunciabili: garanzia occupazionale per tutti, appalti e indotto compresi; mantenimento dei diritti e dei salari in totale continuità e ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto. Riteniamo che vista l’importanza dei temi trattati vadano coinvolti comuni e regioni sin dal prossimo 4 aprile.
RIDURRE LE UNITA’ NEL MOF METTE IN SERIO PERICOLO LA SICUREZZA DEI LAVORATORI
“Le misure di sicurezza scarseggiano e l’azienda continua a fare orecchie da mercante”, così Enzo Mercurio USB Taranto. La questione riguarda il settore MOF. Nel 2010 fu siglato un accordo in cui si riduceva il personale da due unità ad una sola. “Subito dopo l’infortunio di Marsella, in cui l’operaio perse la vita, Noi ci opponemmo alla decisione di lasciare una sola unità nel MOF e in acciaieria, perché non si rispettavano le misure di sicurezza e abbiamo chiesto il ritiro dell’accordo. Ma ci siamo sentiti rifiutare la proposta. Siamo convinti che si possa intervenire in tempo, ma gli altri non sono evidentemente d’accordo”.