È incostituzionale il ‘decreto Ilva’ del 2015 che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti, in quanto di interesse strategico nazionale, nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria per reati inerenti la sicurezza dei lavoratori. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza numero 58 depositata oggi. La questione nasce dall’infortunio mortale di Alessandro Morricella, operaio Ilva 35enne, il quale dopo esser stato investito, nel giorno 8 giugno 2015, da un getto di ghisa incandescente nel reparto dell’Altoforno 2, è deceduto dopo quattro giorni per le gravi ustioni riportate sul 90 per cento del corpo. Era la quinta morte dentro la fabbrica dal giorno del sequestro del Luglio 2012. Alla morte del povero “Morris” la procura aveva risposto con il sequestro senza facoltà d’uso dell’Altoforno 2. Anche i movimenti cittadini, assieme agli amici della vittima, erano scesa in piazza per sostenere il fermo della produzione e per denunciare l’ennesima vittima di Stato.
Nonostante questo, il 4 Luglio 2015 viene emanato l’ottavo decreto Salva Ilva da parte del Governo che sblocca, per l’ennesima volta in maniera autoritaria, la possibilità di poter continuare a produrre.
Questa è una delle tante dimostrazioni di quanto sia completamente saltato lo stato di diritto nella città di Taranto in questi anni, dove non ci si è fermati davanti a niente pur di continuare ad esporre abitanti e lavoratori al rischio sanitario, ambientale e di sicurezza sul posto di lavoro.
La storia vi condannerà per tutto questo, la nostra città lo ha già fatto.