di PAOLO ARRIVO
Il miglior amico del poeta è sempre il lettore. Senza quello, la parola resta scritto; perde forza e muore. Alle volte il lettore è così prezioso da farti vincere il Premio Nobel… Così è stato per Salvatore Quasimodo (Modica 1901 – Napoli 1968), che deve molto a Eugenio Scalfari, e non soltanto al proprio ingegno. Fatale quell’incontro in cui Scafari, maestro del giornalismo, allora giovane, rispose alla domanda rivoltagli individuando nella traduzione dei lirici greci l’opera migliore del suo interlocutore. Il quale vinse il proprio scetticismo e proseguì nella giusta direzione… Sessant’anni fa, vinse il Nobel per la Letteratura, proprio per la sua poesia lirica “che con fuoco classico esprime l’esperienza tragica nella vita dei nostri tempi”, si legge nella motivazione.
L’episodio è ricordato dalla dottoressa Eva Degl’Innocenti, ed è un’eccellente sintesi sul potere della traduzione, concepita come atto creativo ex novo. Di cultura, della poetica del grande scrittore, della sua attualità, si è discusso nella serata di ieri alla sala Incontri del Museo nazionale archeologico, per l’ultimo appuntamento dei “Mercoledì del MArTA”, il secondo del 2019. Un appuntamento più prestigioso del solito per la presenza del professor Pierfranco Bruni, che ha relazionato alla conferenza intitolata “Quasimodo e la Magna Grecia a 50 anni dalla morte celebrando i lirici greci e latini”. Allo stesso incontro ha preso parte la professoressa Marianna Montagnolo, protagonista nella lettura dei versi scritti dall’esponente di spicco dell’ermetismo; e naturalmente la padrona di casa: la direttrice Eva Degl’Innocenti. L’intellettuale calabrese, vice presidente nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani – Roma, ha acceso i riflettori su uno dei più importanti poeti italiani del ventesimo secolo, fatto incontrare con Leonida di Taranto (Quasimodo tradusse il grande epigrammista magno-greco, vissuto tra IV e III sec. a.C); sui rapporti tra filologia, poesia e traduzione; nonché su quello profondo instaurato tra il premio Nobel e il capoluogo ionico, che il poeta visitò due volte riuscendo infine a cogliere la grecità contemporanea fatta propria dalla capitale ex colonia. L’autore di “Ed è subito sera” è una figura che “spesso dimenticata, spesso ritorna”.
Il professore parla, la Montagnolo declama; la direttrice ascolta, col suo sguardo solito. Presente e distante. Il suo è uno sguardo trasversale, che attraversa la storia, la mitologia, la classicità, fino ai giorni nostri: riflette quella grandezza racchiusa tra i tesori del MarTA; quegli accadimenti straordinari, degni di essere incisi eternamente attraverso l’arte, l’archeologia.
Nel corso della serata, che ha visto la partecipazione di un pubblico attento e qualificato (in sala c’era anche il Prefetto di Taranto, Donato Giovanni Cafagna, al quale è stato affidato il saluto conclusivo), è stato proiettato il video di Stefania Romito “Quasimodo tra la Magna Grecia e i navigli”. L’importanza dell’evento andato in scena al MArTA, il museo che ha stregato anche Vittorio Sgarbi, va al di là dei contenuti esposti, in esclusiva magistralmente (Taranto ha celebrato il ricordo di Quasimodo per la prima volta) configurandosi come prefazione alla nuova opera di Pierfranco Bruni dedicata allo stesso autore, intitolata “La caverna di Platone”. Verrà presentata a Milano nei prossimi giorni.