Nel pomeriggio di domenica 16 dicembre si è svolta a Manduria una nutrita manifestazione contro la localizzazione sulla costa del depuratore consortile Manduria-Sava.
“I cittadini, – sottolinea il coordinatore del Movimento Idea per Manduria, Giuseppe Coco – come chiesto dal Comitato per la difesa del territorio e del mare di Avetrana, dalle altre associazioni e movimenti di Manduria che come noi di IDEA hanno aderito, e i rappresentanti istituzionali intervenuti tra i cui i sindaci di Avetrana, Torricella, Maruggio e Torre Santa Susanna, hanno inteso rispondere pacificamente all’arroganza della Regione, alle minacce fatte da rappresentanti dell’Acquedotto Pugliese in sede di conferenza di servizi, alla superficialità dei Commissari straordinari del Comune di Manduria e al comportamento del Sindaco di Sava, che secondo i più sta già strumentalizzando l’argomento a fini elettorali.
I manifestanti e noi di IDEA tra questi, che ormai non si fidano più delle parole (finora vane) dei politici, chiedono al Presidente Emiliano di concretizzare inequivocabilmente la sua iniziale promessa e dunque ordinare all’AQP la delocalizzazione del costruendo depuratore nell’entroterra per scongiurare qualunque possibilità presente e futura di scarico a mare dei reflui depurati.
Per questo, noi di IDEA pensiamo che debba essere innanzitutto impedita la ripresa dei lavori chiesta dalla maggioranza dei componenti della conferenza dei servizi e sollecitata dal sindaco Iaia, poiché l’eventuale ripresa dei lavori, senza la necessaria previa approvazione della variante al progetto, oltre a contrastare con le norme sui Lavori Pubblici, rischierebbe di produrre un altro inutile e devastante ecomostro, specie se per risolvere il problema dello smaltimento ci si affida al Consorzio d’Arneo, notoriamente già autore di ingenti sperperi (oltre 250 milioni di Euro per la condotta Chidro-Sinni), per la costruzione di vasche e impianti di sollevamento presso il Bosco “Rosamarina” e alla foce del “Chidro”, e per altre inutili condotte che hanno devastato il territorio senza che sia stata mai realmente richiesta l’erogazione dell’acqua (vedi le scarse entrate per tale servizio indicate nei bilanci dell’Ente).
Per scongiurare che con la realizzazione dello scarico a mare (anche solo di quello emergenziale) insorgano problemi di inquinamento simili a quelli verificatesi a Gallipoli, e contemporaneamente rispettare l’ambiente osservando le norme del decreto legislativo 152/2006, per la quantità giornaliere dei reflui prevista, bisogna costruire il depuratore ad almeno cinque km. dal mare e ricercare la modalità più idonea per lo smaltimento dei reflui, che può essere il ravvenamento delle falde attraverso bacini di filtrazione e trincee drenanti.
Solo in tal modo sarebbe salvaguardato l’ambiente, rispettata la volontà popolare e preservata la possibilità di sviluppo dell’economia turistica della costa”.
Sull’argomento interviene anche il coordinatore provinciale del Movimento Idea, Salvatore Fuggiano che sottolinea l’assenza “dolosa” dei consiglieri regionali del territorio sulla questione, la sordità della maggioranza di centrosinistra “incapace di ascoltare il grido di dolore alto e forte di una comunità che rivendica la costruzione dell’impianto nell’entroterra per evitare gli scarichi a mare e godere di un’opera che sia davvero segno di civiltà e sviluppo.