È una lotta senza quartiere quella che la Guardia costiera di Taranto conduce contro i “datterari”, soggetti che, senza il minimo scrupolo, non esitano a distruggere con picconi e martelli, anche pneumatici, tratti di costa rocciosa pur di racimolare anche pochi esemplari di dattero di mare, una specie protetta dalla legge italiana ormai da decenni, il cui prelievo consente lauti guadagni tramite la commercializzazione sul mercato nero.
E’ qui che sarebbero finiti in vendita ben 10 chili di tale specie, rinvenuti dal personale della Sezione Polizia marittima appartenente alla Capitaneria di Porto – Guardia costiera di Taranto, nell’ambito dei controlli svolti quotidianamente sul territorio jonico di giurisdizione.
I molluschi bivalvi in questione erano stati accuratamente occultati e immersi in acqua da ignoti, presso la banchina di via Cariati nella Città vecchia.
Il prodotto, già insacchettato e pronto per la vendita diretta, è stato prontamente sottoposto a sequestro e successivamente distrutto.
L’attività di che trattasi rientra in una più ampia attività di controllo di tutta la filiera ittica che la Guardia costiera di Taranto conduce quotidianamente per prevenire e reprimere la pesca, la detenzione e la commercializzazione di tutte le specie ittiche vietate.
Sino a che non cesserà definitivamente la domanda di questo frutto di mare, la connessa attività illecita di raccolta continuerà e, per questo motivo, i consumatori di tale specie devono essere pienamente consapevoli del loro ruolo di complici nello scempio che i datterari commettono.
L’appello è quello di bandire una volta per tutte una pseudo tradizione gastronomica che infligge all’ambiente danni intollerabili, in modo da non alimentare la richiesta di datteri, orientandosi esclusivamente verso prodotti “legali” a tutto vantaggio della salvaguardia delle nostre coste e dell’intero ecosistema marino.