“Dopo diversi mesi d’incertezza trascorsi in attesa di sentenze e dell’insediamento definitivo del nuovo cda, non ci sono più motivi per rinviare il confronto sul piano industriale. Chiediamo a governo e azienda avviare a brevissimo il confronto sindacale”. Lo chiedono, a proposito di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), la nuova società nata dall’accordo tra ArcelorMittal Italia e Invitalia (per conto dello Stato), Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, e Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl con delega alla siderurgia.“Nell’incontro dell’8 luglio scorso – affermano dalla Fim Cisl – abbiamo convenuto con i vertici aziendali e i tre ministeri presenti, che dopo l’insediamento del nuovo cda, avvenuto lo scorso 21 luglio scorso, si doveva procedere al confronto serrato sul piano industriale, anche alla luce di possibili revisioni dello stesso. La stessa concessione delle 13 settimane di cassa straordinaria, da inizio luglio a fine settembre, è stata individuata come soluzione utile per avere il tempo necessario ad un confronto approfondito che individui le azioni per il rilancio del polo siderurgico di Taranto e dell’intero Gruppo”.
“Non possiamo certo aspettare che il mese di Agosto passi invano – sottolineano i sindacalisti della Fim – troppe le criticità e lavoratori e sindacato non possono più essere tenuti all’oscuro sulle scelte, che da settembre, verranno messe in campo circa la rimessa in marcia degli impianti, gli investimenti per la decarbonizzazione e la piena occupazione di tutti i dipendenti compresi quelli collocati in Ilva in amministrazione straordinaria”. “Ogni giorno perso – rilevano Benaglia e D’Alò – è un giorno che indebolisce le prospettive del Gruppo proprio in un momento nel quale il mercato è florido. Il rilancio di Acciaierie D’Italia passa per il coinvolgimento pieno del sindacato e dei lavoratori e nelle scelte di rilancio da fare”. La Fim Cisl conclude dichiarando che “nessun euro del Pnrr potrà essere speso alla cieca e senza puntare a dare risposte occupazionali a tutti. Non accetteremo oltre, una gestione al minimo degli stabilimenti che si limita a compensare con gli ammortizzatori sociali le mancate scelte di investimento e gestionali”. (AGI)