EX ILVA: USB E VERDI SU BONIFICHE E AUMENTO PRODUZIONE ACCIAIO

Rizzo: "Nuovo tentativo di scippo". "Dragi chiede altri sacrifici ai tarantini"

“Va bene la garanzia pubblica Sace, ma non siamo assolutamente d’accordo sullo spostamento di questi fondi che devono essere utilizzati per la bonifica del territorio, e non per la decarbonizzazione, se mai si farà. E’ un nuovo tentativo di scippo”. Così il coordinatore provinciale dell’Usb di Taranto, Francesco Rizzo, in merito alle misure del dl Energia che riguardano Acciaierie d’Italia. “Quelle risorse – aggiunge riferendosi ai 150 milioni per la decarbonizzazione, risorse provenienti dai beni sequestrati alla famiglia Riva – devono essere utilizzate per i lavoratori ex Ilva in As, per le bonifiche o ancora per dare una boccata d’ossigeno ed un aiuto concreto a attività storiche per la città di Taranto, come quelle della pesca e della mitilicoltura che oggi sono in grande affanno”. L’Usb chiede “alle forze politiche che fino ad oggi hanno tenuto ferma la loro posizione al nostro fianco, di continuare a farlo. Intanto se il Governo crede così tanto nel progetto di Acciaierie d’Italia, si faccia garante e non tocchi i fondi destinati”.

Ex Ilva: Verdi, Draghi chiede altro sacrificio a tarantini

“La guerra giustifica tutto: è il refrain che inizia a circolare per giustificare scelte scellerate come quella di aumentare la capacità produttiva di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) o di stanziare somme per una decarbonizzazione che non avrà mai luogo. Quello che ci propina Draghi nel dl Energia è l’ennesimo sacrificio per la comunità tarantina”. Lo sottolineano i portavoce di Europa Verde-Verdi di Taranto, aggiungendo che, di fatto, “con la legislazione di emergenza si stabilisce maggiore produzione di acciaio ma nulla si dice in merito alla salute dei cittadini, non una parola sulla necessità di una Valutazione del danno sanitario preventivo o sulla possibilità di chiusura dell’area a caldo”. Secondo i Verdi, “lo stato di guerra non può aggravare una situazione sanitaria come quella di Taranto già compromessa tanto da essere definita nell’ultimo rapporto Onu zona di sacrificio, tra le più inquinate del mondo. Chiediamo al governo di avere il coraggio di abbandonare le fonti fossili tipiche di un’economia vetusta e di guardare al bene del territorio ionico puntando alle rinnovabili capaci di garantire un futuro sicuro e di pace”, concludono.

In evidenza