“ArcelorMittal ci ha detto che licenzia 5000 dipendenti anche con lo scudo penale. Quindi questo tema è un distrattore di masse – ha detto il ministro degli Esteri e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, al Gr1 -. Ora non esiste che un’impresa che sbaglia i conti fa pagare le cambiali, che ha firmato, allo Stato. Se le paga lei e deve rispettare i patti”.
I vertici di ArcelorMittal “si siedano al tavolo con l’Italia e ritirino quel ricatto. Dobbiamo lavorare a trattenerli in Italia”, ha aggiunto Di Maio, al Gr1 in merito alla vicenda dell’ex Ilva.
Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, commentando le ultime dichiarazioni di Luigi Di Maio su Acelor Mittal, “lo scudo penale sarà anche un pretesto. Il problema è che è un alibi. Lo scudo penale ha comportato quello che stiamo vivendo. La politica è soluzione, non ricerca delle colpe. Qui abbiamo una questione che va affrontata con grande serietà e buon senso”. “Speriamo che nei prossimi giorni prevalga il buon senso dall’una e dall’altra parte”, ha aggiunto Boccia.
“Se pretendiamo che nonostante le crisi congiunturali le imprese debbano mantenere i livelli di occupazione, quindi finanziare disoccupazione e non mantenere le imprese, facciamo un errore madornale”, ha detto Boccia al Forum annuale della piccola industria intervenendo sui 5.000 esuberi chiesti da Arcelor Mittal per rimanere nell’Ilva.
“Se c’è una crisi congiunturale legata all’acciaio, è inutile far finta che non ci sia. Bisogna capire come gestire questa fase permettendo di ‘costruire’, come accade in tutte le aziende del mondo”, ha detto Boccia. “Ci sono strumenti come la cassa integrazione e gli altri, che si attivano in momenti congiunturali negativi delle imprese, occorre affrontare il problema con serietà e buonsenso. Il punto è creare sviluppo in quel territorio, costruire altre occasioni di lavoro, ma non sostitutive, complementari. Se l’Ilva arretra per la congiuntura internazionale, ogni azienda deve avere una flessibilità in chiave congiunturale”, ha affermato Boccia.
Le parole del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – secondo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil -, secondo cui sarebbe “un errore madornale” per l’ex Ilva di Taranto mantenere i livelli di occupazione attuali malgrado le crisi congiunturali, “sono parole senza senso: c’è un accordo da far rispettare, firmato un anno fa, che prevede degli impegni”.
Dopo l’annuncio di ArcelorMittal di recessione dal contratto ex Ilva, le ditte dell’indotto tarantino temono ripercussioni sul credito di 50 milioni già fatturati e non incassati per prestazioni e forniture, con uno scaduto che sarebbe pari a circa 5 milioni. Lo si apprende da fonti sindacali dopo un incontro nella sede di Confindustria. Sono 200 le aziende interessate. Alcune avanzano da settimane il pagamento delle fatture e hanno evidenziato problemi di liquidità per il pagamento degli stipendi agli operai.
Nella sua visita a Taranto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto ad alcuni interlocutori, tra cui la delegazione di Confindustria Taranto, nel corso di un breve confronto in Prefettura, di aver avuto contatti con l’azienda ArcelorMittal e di aver ricevuto una disponibilità di massima per un incontro che si dovrebbe tenere lunedì. Lo si apprende da fonti di Confindustria Taranto.
Un fondo per il sostegno ai lavoratori ex-Ilva. E’ quanto intanto starebbero cercando di inserire nella prossima manovra finanziaria i ministri Catalfo e Provenzano, insieme al sottosegretario alla presidente del Consiglio Mario Turco. Lo ha rivelato lo stesso Turco, spiegando che si tratterebbe di un fondo pluriennale di sostegno, che partirebbe con 5-10 milioni, da destinare alla riqualificazione e al reinserimento nel mondo del lavoro di oltre 1.500 lavoratori attualmente in Cig e anche per affrontare il tema della bonifica dall’amianto. “Vogliamo porre le basi di una soluzione programmata delle criticità” ha detto Turco.