“Ci riteniamo soddisfatti che le nostre osservazioni siano servite a dare una visione reale della situazione ambientale a Taranto e auspichiamo che questa decisione del Comitato dissuada il Governo dall’intento di aumentare a Taranto la produzione di acciaio con gli attuali impianti a carbone, come recentemente annunciato dal premier Draghi”. Lo sottolinea, in una nota, Lina Ambrogi Melle, presidente del Comitato “Donne e futuro per Taranto libera”, nonché promotrice di due ricorsi collettivi alla Cedu (la Corte europea dei diritti dell’oomo) contro lo Stato italiano per la questione dell’ex Ilva, dopo la decisione del Comitato dei Ministri del Consiglio europeo che ha chiesto allo Stato italiano di fornire non oltre il 20 giugno 2023 ulteriori informazioni in merito ai lavori eseguiti per eliminare i rischi ambientali causati dal Siderurgico. Il Comitato ha il compito di controllare l’esecuzione della prima sentenza di condanna dell’Italia da parte della Cedu per la questione Ilva, emessa nel 2019. Altre 4 condanne sono state poi pronunciate il 5 maggio scorso in accoglimento di 260 tarantini, tra i quali alcuni operai dell’acciaieria. Entro il 20 ottobre 2022 il Governo italiano dovrà inoltre inviare al Comitato i documenti per dimostrare che sta ottemperando al risanamento della zona inquinata dal siderurgico e che noi cittadini abbiamo la possibilità di ottenere provvedimenti giudiziari a tutela della salute malgrado i cosiddetti decreti salva-Ilva. Ambrogi Melle ricorda che “gli avvocati dello studio legale internazionale di Roma, che hanno rappresentato a Strasburgo i due ricorsi hanno inviato il 31 maggio 2022 una nuova comunicazione al Comitato dei Ministri del consiglio europeo per informarlo che i cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi continuano a subire gli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non sono state realizzate tutte le bonifiche della zona coinvolta dall’inquinamento. Noi ricorrenti abbiamo quindi ritenuto importante – conclude – informare il Comitato sugli ultimi accadimenti che hanno portato anche la Corte d’Assise di Taranto a negare il dissequestro degli impianti del siderurgico”. (ANSA).