È scontro tra Acciaierie d’Italia, col suo amministratore delegato, Lucia Morselli, e il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Oggetto, l’intervento di ieri dello stesso Gozzi sull’ex Ilva all’assemblea a Milano della federazione di settore di Confindustria, federazione cui AdI è associata. Morselli scrive oggi al numero 1 di Federacciai di aver preso atto “con sconcerto” delle frasi di Gozzi “in relazione alla nostra società”. “Mettere in dubbio la qualità dei nostri prodotti e la sicurezza dei nostri lavoratori – scrive Morselli -, tanto più in una sede istituzionale e da una posizione come quella che ella ricopre, è una iniziativa di inaudita gravità, fortemente lesiva della reputazione e degli interessi commerciali della nostra società”.
Morselli aggiunge: “Non comprendiamo quali siano i fondamenti delle sue asserzioni. Non ci risulta, peraltro, che ella abbia ritenuto di visitare lo stabilimento citato”, cioè quello di Taranto, “prima di formularle”. L’a.d. cita a tal proposito la recente visita a Taranto dei vertici di Eurofer, l’associazione europea dei produttori di acciaio, che hanno “riconosciuto gli impressionanti sforzi di ammodernamento degli impianti compiuti negli ultimi anni. Si tratta – rileva l’a.d. di Acciaierie d’Italia – di investimenti per oltre 2 miliardi di euro realizzati da novembre 2018 a fine 2022, per di più finanziati interamente con i fondi generati dalla società o capitali forniti da soci poiché ad oggi non é stato erogato nemmeno un euro di incentivi pubblici agli investimenti”. Morselli invita quindi il presidente di Federacciai “a ritrattare pubblicamente e senza indugio” quanto dichiarato in assemblea riservandosi “ogni azione a tutela della reputazione e degli interessi della nostra società”.
Il presidente Gozzi, nella conferenza stampa che ha anticipato l’assemblea di Federacciai, ha tra l’altro detto, riferendosi a Mittal e all’ex Ilva di Taranto, che “se la prima siderurgia del mondo è intenzionata seriamente a rilanciare il più grande asset industriale d’Italia mettendo soldi e management, noi riteniamo che non ci sia soluzione migliore. Se Londra non è disponibile a fare questo, bisogna cambiare spartito. Bisogna cercare un altro piano”. “Lo dico con grande chiarezza – ha sostenuto Gozzi – e questa affermazione, così importante, è stata da me vagliata con la comunità dei siderurgici italiani. Non è farina del sacco di Gozzi, è farina del sacco della comunità. Abbiamo soppesato parola per parola”. “ll privato – ha rilevato Gozzi su Mittal – ha avuto anche momenti di disimpegno perché ha tolto management, ha tolto garanzie finanziarie, ha creato un’altra organizzazione commerciale. Noi diciamo con chiarezza – anche se se è un nostro associato, ma perché siamo onesti intellettualmente – che col disimpegno non si risolvono i problemi”.