“Non si può sempre ripartire da zero”, come “in un tragico gioco dell’oca”. Alla luce della nuova società tra ArcelorMittal Italia, ex Ilva, e Invitalia, lo ha evidenziato oggi l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, chiedendo una svolta. “L’unica acciaieria a ciclo integrale alimentata dal carbone ancora in attività è quella di Taranto, urgono scelte coraggiose che investano risorse sulla produzione a forno elettrico e, contemporaneamente, la sottoscrizione di un accordo di programma per garantire il risanamento ambientale e la forza lavoro eccedente affinché venga riqualificata perché non un posto di lavoro sia perso”, ha dichiarato l’arcivescovo nel webinair di oggi promosso dalla Conferenza episcopale italiana e dalle commissioni Cei per il servizio della carità e la salute e per i problemi del lavoro e della giustizia sociale sul tema “Custodire le nostre terre”.
Le questioni Taranto e Terra dei Fuochi sono state al centro del confronto. L’arcivescovo di Taranto nel richiamare i problemi della città pugliese e auspicando azioni concrete, ha osservato che di questo c’è ora bisogno “a maggior ragione perché lo Stato attraverso Invitalia, pagando 400 milioni di euro, è entrato direttamente nella gestione dell’acciaieria detenendo il 38% di quote azionarie e il 50% di diritti di voto della nuova società che si chiamerà Acciaierie d’Italia”. “Ritorno ancora sulla la questione Taranto e sulla necessità della Valutazione integrata del danno sanitario preventiva a garanzia della salute dei cittadini – ha sostenuto l’arcivescovo, che presiede anche la commissione Cei problemi del lavoro – È interesse prioritario sapere se e quanto i singoli inquinanti cancerogeni possano nuocere alla salute e all’ambiente a prescindere dei singoli limiti di legge”. “E ritorno pure – ha aggiunto Santoro – sulla necessità di dare continuità ai percorsi intrapresi senza che, ad ogni cambio di governo, si riparta da zero come in un tragico gioco dell’oca. Ad esempio: per Taranto c’è un piano per la bonifica del Mare Piccolo, che ne è stato? Come mai si è fermato tutto?”.
“Sono il vescovo di Taranto – ha dichiarato Santoro – condividiamo con la Terra dei Fuochi la situazione drammatica che mette a repentaglio la salute, la vita e la dignità delle persone, in nome dell’ottimizzazione dei profitti e ignorando la difesa della vita e dell’ambiente”. “Rinnovo – ha affermato ancora – l’autorevole l’appello alla politica per l’attuazione di provvedimenti che garantiscano una continuità delle bonifiche e la definitiva attuazione della decarbonizzazione dello stabilimento in dialogo con le istituzioni locali e le forze vive del territorio”. “Non è possibile che ogni cambio di governo si ricominci daccapo – ha aggiunto – Servono risposte serie e urgenti alle problematiche ambientali, nella Terra dei Fuochi come a Taranto, come nel Centro Italia e nella Pianura Padana mentre c’è, purtroppo, una sottovalutazione di queste problematiche”. “E questo è grave: se non si cambia rotta, nel 2050 i problemi saranno enormi e nel 2100 irrecuperabili”, ha concluso Santoro. (AGI)
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