EX ILVA: GOVERNO-SINDACATI, IL 10 NUOVO ROUND (VIDEO)

ACCORDO LONTANISSIMO: I SINDACATI CHIEDONO ADDIO A MITTAL, L'ESECUTIVO PENSA AD ALTRE SOLUZIONI

“Il Governo ha assicurato ai rappresentanti dei lavoratori il massimo impegno per garantire la continuità produttiva, vagliando le ipotesi in campo atte a evitare il ricorso all’amministrazione straordinaria. A tal fine, il Governo ha già fissato un incontro il prossimo 8 gennaio con l’azionista di maggioranza, al quale saranno chieste precise garanzie su investimenti, livelli di produzione, sicurezza dei lavoratori, salvaguardia degli impianti e tutela ambientale. Il Governo continuerà a mantenere costantemente informati i sindacati, che saranno convocati nuovamente dopo l’incontro con l’azionista”. Lo comunica una nota di Palazzo Chigi al termine del il tavolo di confronto tra il Governo e le confederazioni sindacali sull’ex Ilva di Taranto.

Per l’ex Ilva di Taranto “il piano industriale prevede un supporto finanziario da parte dei soci per almeno un miliardo e 300 milioni per esigenze legate alla produzione e anche per acquisizione degli impianti, se il socio di maggioranza non risponderà a questa richiesta il governo ne prenderà atto e prenderà i suoi provvedimenti”. Lo afferma il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, parlando dell’incontro lasciando l’aula di Montecitorio dopo l’approvazione della legge di Bilancio. “L’intenzione è quella di mantenere la produzione siderurgica a Taranto anzi rilanciarla in una fase di riconversione green”, aggiunge Urso dicendo che “quello che conta è che ci siamo le risorse necessarie, 1,3 miliardi per garantire un futuro produttivo all’impresa e quindi ai lavoratori di Taranto. Quello è il limite oltre il quale non si può andare”.


DE PALMA (FIOM CGIL)

Sull’ex Ilva “siamo a un passo dallo scontro perché abbiamo chiesto al governo, in due incontri, di assumere una posizione chiara con Mittal con l’assunzione di responsabilità e la salita pubblica e a oggi ci sono state riproposte altre due soluzioni che non vanno nella direzione auspicata dai lavoratori e dal sindacato, quindi il governo si sta assumendo una responsabilità e lo devono sapere”. Lo afferma il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, al termine del tavolo su Acciaierie d’Italia. “Il prossimo incontro è fissato per il 10 dopo quello dell’8 tra il governo e Mittal, ma devono sapere che per noi o c’è un elemento di condivisione o è del tutto evidente che sceglieremo le strade per far valere le nostre ragioni nei confronti dell’azienda e di questo discuteremo con le altre organizzazioni sindacali e con i lavoratori perché è a rischio la salute, la sicurezza, l’ambiente e il futuro dell’industria siderurgica nel nostro Paese”, aggiunge De Palma. “Siamo l’unico paese – conclude – che non riesce a costruire una vera transizione perché siamo ostaggio di un amministratore delegato e di una multinazionale. Dobbiamo rompere questa situazione ed evitare l’amministrazione straordinaria perché metterebbe in serio pericolo le garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori”.


PALOMBELLA (UILM)

Il tavolo sull’ex Ilva “è stato l’ennesimo incontro negativo, peggio di così non poteva andare”, secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Siamo venuti per poter ascoltare da parte del governo quali dovevano essere le soluzioni per una situazione che dura da diversi anni e negli ultimi mesi è diventata drammatica. Le ultime indicazioni erano: faremo un incontro per dirvi le soluzioni. Soluzioni non ce ne sono state” e “il governo ha continuato a dire: noi verificheremo se saranno ancora disponibili ad aumentare il capitale, non solo per superare il limite di emergenza attuale ma anche per acquistare l’azienda. Noi gli abbiamo detto che quattro anni sono stati sufficienti per poter giudicare un gruppo che è odiato da tutti”, dice Palombella. “Dal primo di gennaio – aggiunge – partirà una cassa integrazione non sottoscritta dalle organizzazioni sindacali, senza piano industriale e loro hanno pensato di non consultarci in una cassa integrazione che vede ancora una volta lavoratori discriminati. I lavoratori in manutenzione sono la stragrande maggioranza e la situazione degli impianti è drammatica e oggi non possiamo assolutamente dare un messaggio di fiducia”. “Dopo il prossimo incontro, il 9 o il 10, sperando che non sia ancora una volta che non si sono presentati o che hanno preso tempo, valuteremo insieme le prospettive opportune senza tralasciare nessun tipo di iniziativa perché siamo alla presidenza del Consiglio e non possiamo continuare ad essere trattati come siamo stati trattati anche in questi giorni”, conclude.


BENAGLIA (FIM CISL)

RIZZO E COLAUTTI (USB)

“La cosa che più ci preoccupa è che in ogni caso ogni decisione viene lasciata proprio ad ArcelorMittal. Il Governo non riesce a fare altro che ribadire ancora una volta che questa situazione è frutto della cattiva gestione della vertenza ad opera dei precedenti Governi. Noi riteniamo che questo non può continuare ad essere l’alibi per non fare nulla, e per non lavorare in maniera incisiva ad una soluzione”. Così Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’esecutivo confederale Usb dopo il vertice a Palazzo Chigi sull’ex Ilva. “Un’ora e mezza di confronto – aggiungono – non è servita a nulla, se non a rimandare a una nuova data, l’8 gennaio, quando si terrà la nuova assemblea dei soci e quando, a dire del Governo, bisognerà prendere una decisione definitiva”. Sono state tre, secondo quanto riferiscono i due sindacalisti, “le opzioni prospettate: la prima è che il socio privato decida di investire, la seconda, exit strategy è che si concluda un accordo per accompagnare ArcelorMittal fuori e per sostituirlo con un altro socio provato, la terza è, in caso di mancato accordo, l’amministrazione straordinaria”. Rizzo e Colautti si dicono “estremamente preoccupati perché alcune aziende non hanno ancora pagato le tredicesime, perchè ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione e ordini degli appalti scaduti e non ancora rinnovati. Quindi rischiamo che l’8 la trattativa venga affrontata con un carico non indifferente sulle spalle del Governo. Governo che non ha assolutamente preso in considerazione la possibilità di una quarta ipotesi, quella suggerita da noi, e quindi di rescindere il contratto immediatamente e di allontanare subito, senza se e senza ma, ArcelorMittal”.


SPERA (UGL)

“A questo punto chiediamo una soluzione veloce per non mettere a rischio territori, lavoratori e filiere collegati ad Acciaierie d’Italia. D’altronde il 31 maggio scade il contratto di affitto degli impianti ex Ilva con i commissari straordinari. Se entro quella data Acciaierie d’Italia non comprerà gli impianti, questi rientreranno nella disponibilità dei commissari. E tutto tornerà drammaticamente al punto di partenza”. E’ quanto dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sull’ex Ilva. “Il consiglio di amministrazione di AdI – aggiunge – si è chiuso ieri pomeriggio con il rifiuto di ArcelorMittal a finanziare la società, che è in una condizione catatonica, secondo la quota che gli spetta come azionista di controllo. L’ex Ilva rischia di trasformarsi rapidamente da impresa in via di decozione a impresa decotta”. Secondo Spera, la compagine societaria “deve tornare a maggioranza pubblica, non ci sono alternative. Nessuno nasconde lo spettro del tracollo produttivo e del disastro occupazionale per la più grande azienda che gestisce l’acciaio, vitale anche per le altre filiere produttive. Non possono esserci più rinvii né dilazioni di tempo”.


PAGANO (PD)

“Non si comprende davvero cos’altro ci sia da attendere o da valutare in una situazione che ha assunto contorni drammatici. Siamo in presenza di un socio privato che sin dall’inizio ha puntato al fallimento degli stabilimenti siderurgici e un Governo che ancora non sa che pesci prendere. Ogni giorno in cui si rimanda l’unica decisione possibile, quella dell’intervento dello Stato per acquisire la maggioranza di AdI, si fa un nuovo passo verso il baratro. Il Governo prenda in mano la situazione una volta per tutte invece di continuare a farsi prendere per i fondelli”. Cosi Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, in merito alla notizia del rinvio all’8 gennaio dell’incontro con Arcelor Mittal per decidere le sorti dell’ex Ilva.

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