“Si è istituita forte opinione pubblica a favore del processo di decarbonizzazione che ha fatto annunciare al presidente Franco Bernabè l’apertura e il completamento del processo nei prossimi 10 anni”. Lo dice il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a proposito dell’ex Ilva (ora Acciaierie d’Italia) intervenendo alla presentazione dello studio Oms sul danno sanitario della fabbrica. La decarbonizzazione, aggiunge, “è una operazione complessa. C’è qualcuno che dice che l’arco dei 10 anni è troppo ottimistico, ma per noi bisognerebbe accelerare, ammesso e non concesso che questa fabbrica debba continuare a funzionare. Su questo deve decidere il governo”. Per Emiliano, “se Ilva non ci fosse mai stata, sarebbe stata una grande fortuna” perchè “questo sconvolgimento non ha portato nessuna particolare ricchezza alla nostra terra ma solo tanti lutti, tante difficoltà e ha impedito di sviluppare Taranto in altri settori”. “Noi ci occupiamo di qualunque cosa che ha a che fare col diritto alla salute delle persone, anche della situazione industriale”, sottolinea. Emiliano auspica poi “che la sorveglianza di salute” continui e vada avanti. “Non deve servire solo a fare i processi, che non risolvono i problemi ma evidenziano solo le responsabilità – osserva – imparare dalle esperienze ed evitare che eventi negativi si ripetano”.
“Sono stati fatti tentativi da parte di taluni di mettere in discussione i processi di valutazione di danno sanitario della Regione”. Lo sottolinea, riferendosi al caso dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia, e ai danni sanitari derivati dall’inquinamento e dalla produzione dell’acciaio, Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, intervenuto alla presentazione dello studio Oms. Proprio a proposito della valutazione del danno sanitario, “la Puglia – dice – lo ha fatto sulla base si un legge molto importante. I dati della Regione si sono inseriti in modo non contraddittorio rispetto agli assunti delle perizie giudiziarie” da cui è poi scaturita una “sentenza pesantissima di condanna verso chi faceva funzionare questi impianti in modo non rispettoso per la tutela della salute”. Per Emiliano oggi è “un grande giorno. A volte, è difficile essere d’accordo” anche se si è in presenza di “dati accertati e inoppugnabili”. Per il governatore della Puglia, “è necessaria grande caparbietà” per affermare “gli elementi di verità” affinchè poi “ il decisore politico, il governo nazionale”, assumano ciò “che le norme, i principi europei, il buon senso, la costituzione della Repubblica, rendono cogenti e obbligatorio”. Il rapporto sull’ex Ilva è stato messo in pista nel 2019 e si sviluppa sulla traccia di studi già fatti da Istituto superiore di sanità, Asl Taranto, Arpa Puglia, Aress Puglia.
“Anche quando sei sicuro del fatto tuo, sentire un parere così autorevole come quello della Oms è stato quasi una necessità”. Lo spiega il ‘governatore’ della Regione Puglia, Michele Emiliano, alla presentazione del rapporto Oms sul danno sanitario derivante dall’inquinamento ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, e dalla produzione di acciaio. “Non è sufficiente l’organizzazione nazionale per capire l’incidenza del problema Ilva e se è vero che questo impianto uccide persone” e tutto questo causa un “carico di mortalità così pesante nell’area urbana”, aggiunge. Il presidente della Regione confessa di vivere una “sensazione fastidiosa” e di sentirsi “totalmente espropriato per legge perché, per la funzione strategica nazionale” assegnata all’ex Ilva di Taranto, “non abbiamo nessun potere di controllo industriale o ambientale nella fabbrica”. “Viviamo il dramma di presentare questi dati, tutti con grande pacatezza – aggiunge- nessuno di noi interviene a voce alta per farsi ascoltare. Ripetere la cosa col giusto tono, penso sia la migliore maniera per farsi ascoltare”. “ Non voglio interrompere la collaborazione con Oms, voglio organizzare un lavoro di monitoraggio permanente”, annuncia, perchè “quando il clamore dei processi di abbassa, c’é qualcuno che tenta di dire che non è così dannoso questo stabilimento. Ecco perché a noi serve continuare”. (AGI)