Tra i candidati al Parlamento alle prossime elezioni del 4 marzo il Movimento 5 Stelle schiera al Senato (collegio uninominale Puglia 7-Taranto) il professor Mario Turco. Tarantino, sposato con due figli, Turco è docente alla facoltà di Economia dell’Università del Salento e commercialista. Ricopre inoltre importanti incarichi di consulenza, fra i quali quello presso la Procura della Repubblica di Taranto, ed è autorevole di numerose pubblicazioni. “Lo Jonio” ha colto l’occasione, fuori dai temi politici, per chiedere al professor Turco “lumi” sul controverso caso del dissesto finanziario al Comune di Taranto, avendo seguito direttamente l’intera vicenda anche attraverso mirati incarichi professionali.
Professor Mario Turco, lei ha scritto un libro sul dissesto di Taranto e recentemente ha esposto il frutto delle sue ricerche alla Camera di commercio. Per il cronista, la prima e più naturale domanda è: il dissesto è passato?
“Sarà un capitolo chiuso quando la città riuscirà a risollevarsi da questo tsunami economico e sociale. Veda, la ragione per cui è opportuno riaccendere i riflettori su questo argomento è che tramite esso si può comprendere come mai Taranto sia oggi allo stremo e il suo sistema economico stia facendo tanta fatica a riprendersi. E a pagarne il prezzo sono state imprese e famiglie. Soprattutto le nuove generazioni. Un fatto intollerabile”.
Che cosa intende?
“Intendo dire che, dopo 10 anni, dopo aver pagato in media quasi 3.500 euro di maggiori imposte locali a testa (che diventano, sempre in media, 14 mila per un nucleo familiare di 4 persone) e aver assistito alla chiusura di metà delle imprese coinvolte, ci ritroviamo ancora in alto mare”.
In che senso?
“Si tratta di questioni piuttosto tecniche e noiose. Ma se proprio lo vuole sapere, le ragioni sono diverse: non sappiamo l’esatto importo che la Corte d’Appello quantificherà per il prestito contratto nel 2004 nell’ambito dell’operazione che ha portato all’emissione del prestito comunale (Boc); non sappiamo se i residui attivi che erano in bilancio prima del 2006, ovvero 95 milioni di euro, siano stati riscossi o se lo saranno in futuro; non si conoscono i contenuti dell’ultimo piano di estinzione che l’Osl ha presentato al ministero dell’Interno e, soprattutto, le coperture finanziarie del deficit residuo da estinguere; infine restano da quantificare le somme relative alla massa passiva derivanti da vertenze giudiziarie”.
Coloro che sono stati chiamati a tirarci fuori da questa situazione di impasse sono stati all’altezza?
“Dispiace dirlo, ma non è così. Gli organi di indirizzo, di governo e di controllo non hanno saputo dare soluzioni tempestive ed efficaci. E su tutto registriamo una costante mancanza di trasparenza nei confronti della cittadinanza”.
Su che cosa è mancata trasparenza?
“Sulle scelte strategiche le quali non risultano condivise e concertate con le altre istituzioni del territorio. Le faccio io delle domande: perché l’Osl ha continuato ad ammettere al passivo del dissesto ulteriori debitori dopo che la redazione del piano di rilevazioni dei debiti era stata già completata? E perché le somme trasferite all’ente di liquidazione risultano inferiori rispetto agli avanzi di amministrazione vincolati?”.
Lei cosa proponeva o propone?
“Sarebbe stato necessario chiudere la procedura semplificata entro i termini previsti dalla legge, ovvero massimo 2 anni, e poi far fronte alle esigenze residue tramite l’aiuto della Cassa Depositi e Prestiti”.
Cosa le fa più male da tarantino?
“Mi fa soffrire sapere dei sacrifici fatti dai miei concittadini. Sacrifici enormi se contestualizzati in una situazione di crisi generalizzata. È opportuno che lo Stato vigili e sia più presente sui territori per difendere le comunità locali. Si deve agire prima e non dopo che il danno è stato fatto. Per questo oggi mi candido all’interno del Movimento 5 Stelle per il Senato della Repubblica. Perché servono più competenza, trasparenza ed integrità nelle istituzioni che ci governano”. (Redazione)