DAVIDE REBELLIN, IL CICLISTA DEI RECORD: “ECCO PERCHE’ NON SMETTERO’ DI CORRERE”

A 49 anni potrebbe partecipare al Giro d'Italia

Di Paolo ARRIVO

Ai tempi di Marco Pantani, lui c’era. Con il numero attaccato dietro la schiena. C’era negli anni dominati dall’americano Lance Armstrong, il bluffatore, o da Chris Froome, vincitore di quattro Grande Boucle. Davide Rebellin ha attraversato la storia del ciclismo contemporaneo. Non nel ruolo di comparsa ma di protagonista: medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Atene, argento ai Mondiali di Stoccarda, ha vinto una tappa al Giro d’Italia, tre edizioni della Freccia Vallone ed una della Amstel Gold Race. Lo specialista delle classiche è entrato nella storia. Ma non gli basta: i tifosi gli chiedono di farsi Leggenda sopra la poesia divenendo il corridore più anziano in gara alla corsa rosa – partirà il 9 maggio la prossima. A 49 anni sarebbe clamoroso. Campione di umiltà, davvero generoso, c’è qualcosa che lo accomuna al più scarso dei cicloamatori: la passione infinita che, in ogni stagione, gli fa inforcare la specialissima per pedalare come vuole. Senza pensare ai rischi ai quali va incontro. La vittoria più bella è quella: un miracolo che si rinnova.

 

IL MESSAGGIO

“Sono molto sensibile al tema della sicurezza stradale – dichiara Rebellin a “Lo Jonio” – e naturalmente sposo la causa legata alla grande manifestazione che si terrà il 24 febbraio davanti al Colosseo a Roma – Cosa si può fare per prevenire gli incidenti stradali? Tutti devono prestare la massima attenzione. Chiederei multe più severe per quanti infrangono il codice della strada, parlando ad esempio al cellulare, o mettendosi alla guida in stato di ebbrezza. I ciclisti, da parte loro, potrebbero vestirsi in modo adeguato, con colori più accesi, per aumentare la visibilità: alcune squadre professionistiche promuovono questa soluzione. Dovrebbero essere più disciplinati e procedere in fila indiana. Tra gli altri accorgimenti, funzionano i catarifrangenti da attaccare dietro la bici. Poi, bisognerebbe prendere esempio dai Paesi nordici, caratterizzati dalla cultura della pista ciclabile. Va detto che in Italia le piste ciclabili ci sono, sono sempre più belle e numerose; ma altrove sono utilizzate come si deve: gli automobilisti devono dare la precedenza ai ciclisti agli incroci (lo prevede il codice della strada, all’articolo 40, comma 11, ndr). Infine occorre lavorare sul piano della comunicazione: promuovere spot pubblicitari come quelli che stanno girando in Francia, per sensibilizzare sul tema”. Il ciclismo, insomma, è uno sport meraviglioso, da tutelare in ogni modo. “Io continuo a praticarlo con spirito di divertimento e con sacrificio. E non saranno di certo i pericoli della strada a farmi smettere”, assicura l’atleta che ama macinare chilometri. Come facevano i ciclisti di un’altra epoca: ore e ore in solitaria o in mezzo al plotone, sguardo fisso sulla strada, prevedendone le insidie, piuttosto che sul ciclocomputer.

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