NOTA BENE – L’articolo è stato scritto per “Lo Jonio – Settimanale” prima degli ultimi provvedimenti governativi e racconta il primo approccio della gente con l’emergenza coronavirus
di Enrico Losito
Spettrale e inquietante. Così appare il Borgo di Taranto nel primo sabato di vera emergenza del Coronavirus. Non siamo in un film della saga di “Resident Evil” e non c’è Mila Jovovich a salvare il Mondo dall’Apocalisse Zombie. Lì almeno il nemico era visibile, mentre qui è nascosto nell’aria. Su Taranto cade una pioggia battente che non invita alla passeggiata nelle vie del centro, il coronavirus probabilmente è una concausa della desolazione. Il rapido giro tra i commercianti ci fa tastare il polso di un virus ancora più diffuso: quello della crisi economica in una sorta di effetto domino squassante che non coinvolge solo la città dei Due Mari ma l’intera Nazione. L’incedere del sabato sera ci tranquillizza almeno in parte con i ristoranti che si popolano: non come di consuetudine, ma il segnale di vita c’è. Il traffico, comunque, è regolare: niente file nelle arterie principali, posti auto disponibili (una rarità per il sabato sera) e occhi straniti di gente che ti osserva da appestato per il “nemico invisibile quello che non pensavi possibile” come recitava la vaticinante canzone dal titolo “2000” dei milanesi Ritmo Tribale. Il dubbio resta vivido nella mente: sabato sera rovinato dalla pioggia o dal coronavirus? Pubblichiamo la foto su LoJonio.it: in pochi minuti diventa virale con migliaia di letture e condivisioni e si scatena il dibattito.
Torniamo come gli assassini sul “luogo del delitto” a distanza di 24 ore esatte dai nostri primi scatti fotografici. Ritroviamo un Borgo che brulica di un numero maggiore di persone rispetto alla desolazione del giorno prima. Si avverte un brusio discreto; non il solito chiassoso rumore della “Taranto da bere” della domenica pomeriggio. I locali storici della “movida” del Centro sono più popolati, ma meno del solito e qui la pioggia non c’entra perché, eliminato il fattore-sabato sera, resta il timore del coronavirus e di quello che potrebbe scatenarsi. Il senso civico dei tarantini del “restare in casa” esiste solo a metà, non c’è calca nelle vie del centro e spunta più di qualche posto auto disponibile.
Poi la situazione si è aggravata, l’Italia è divenuta una unica zona rossa con divieto d’apertura per bar e ristoranti. Bisogna avere pazienza e attendere. Tanto poi l’alba giunge sempre perché “adda passa a nuttata”.