Il licenziamento dei 67 lavoratori del cementificio di Taranto (ex Cementir, oggi Cemitaly) sarebbe un’altra pesantissima tegola che cade sulla testa di una comunità già martoriata da numerose crisi produttive e occupazionali. Ci troviamo di fronte a una situazione che si trascina da anni, e che rivela la mancanza di politiche industriali nel nostro paese. Di fronte alla crisi del settore – e ai problemi specifici dello stabilimento di Taranto – il governo prima ha lasciato che la vecchia proprietà, Caltagirone, riducesse produzione e occupazione, poi ha accettato che la stessa Cementir, fra i più importanti produttori italiani di cemento, passasse in mano alla tedesca HeidelbergCement, multinazionale che domina il settore a livello globale, e che già controlla Italcementi. In sostanza, si è permesso che un intero settore – fra i più rilevanti per la nostra economia – venisse trasferito nelle mani di una grande impresa privata.
E’ quanto sostiene, in una nota, la segreteria provinciale di Rifondazione Comunista.
Il silenzio dei parlamentari ionici – tutti del Movimento 5 Stelle – su questa vicenda è allarmante. Si rischia l’ulteriore desertificazione produttiva del nostro territorio: tutte le rappresentanze politiche e istituzionali devono fare la loro parte per impedirlo. Rifondazione Comunista dà il proprio sostegno alle mobilitazioni che i lavoratori e le organizzazioni sindacali metteranno in campo, e chiede al governo di intervenire immediatamente per scongiurare i licenziamenti e la chiusura dello stabilimento e imporre alla proprietà le bonifiche.
Sull’argomento interviene anche il segretario provinciale del PD, Mancarelli.
Cementir, oggi Cemitalia, licenzia i 67 lavoratori di Taranto. Lavoratori che rischiano di rimanere senza tutele dal 21 dicembre.
Ma al danno si associa la beffa per la possibile mancata bonifica del sedime industriale esistente a causa dell’abbandono del sito.
Quindi, una fabbrica chiusa e operai senza lavoro.
Nei fatti una versione mignon di ciò che sarebbe potuto accadere con la paventata chiusura dell’Ilva.
Servirebbe una iniziativa seria dei parlamentari ionici a garanzia dei lavoratori e della bonifica dell’area in questione.
Ma dove sono e che fanno i parlamentari della nostra provincia?
Il deputato Giovanni Vianello dei 5 stelle, di recente, ha presentato un’interrogazione su uno “schiuma party”, degli altri non si hanno notizie.
Ma come, per i lavoratori dell’Ilva c’era un piano b (di cui si sono perse le tracce) e per i lavoratori di Cemitalia non c’è nessuna soluzione degna?
Purtroppo, il livello è infimo.
Noi, il PD, ci stiamo già muovendo per sollecitare un intervento del competente Ministero.
Non è più il tempo della propaganda, adesso bisogna risolvere i problemi.
#5stellecadenti