di PAOLO ARRIVO
“I premi? Credo che la vita sia pazienza e amore”. Così, con una semplicità disarmante, ma non inedita, Pierfranco Bruni rispondeva un giorno alla mia domanda commentando – ridimensionando uno dei tanti riconoscimenti raggiunti in una carriera straordinaria – aveva portato in Polonia il suo Pirandello “sciamano”.
L’attesa e la donazione sono l’unico cruccio dello scrittore. Lo erano anche per Cesare Pavese, l’autore di “Lavorare stanca”, scomparso a quarantadue anni, quando sentiva di aver dato tanto. Tutto – ha dato poesie agli uomini. Al poeta delle Langhe, Bruni dedica un nuovo libro, edito da Pellegrini nella collana Zaffiri. Una edizione tascabile. La cui lettura richiede tempo e meditazione. È un testo che riafferma la centralità di un grande della Letteratura italiana, protagonista del Novecento internazionale, accanto a Pirandello e D’Annunzio. Con Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 – Torino 1950), si ha “il superamento pirandelliano perché non si è uno centomila e nessuno e neppure si rimane un personaggio alla ricerca di un autore. Con Pavese – scrive il pensatore calabrese – siamo al tragico del trionfo della morte che si fa fuoco nella visione del notturno. Si vive il notturno. (…) dentro quel viaggio dannunziano che è dionisiaco tra la vita, appunto, e la morte”. “Amare Pavese” (questo è il titolo emblematico) offre più chiavi di lettura per un poeta che andrebbe riscoperto, preso a modello, guardato non soltanto nella dimensione linguistico – letteraria, ma anche antropologica. Nella sua figura si intrecciano il mito e il simbolo, il selvaggio e il sublime. C’è l’arcaico; e Leucò, sempre presente. Particolare importanza assumono le figure femminili: Tina Pizzardo, Bianca Garufi, Constance Dowling. A quest’ultima, all’attrice americana, fu dedicata la silloge “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. Tre donne diverse che accompagnarono le stagioni dell’uomo morto suicida. Tutte furono passione e inquieta attesa; tragedia nell’intreccio tra terra e mare: nell’incontro con il mito. CP si tolse la vita anche per Constance, la “donna evanescente”, tanto diversa dalle precedenti: non mediterranea, era tragedia e insieme favola. In lei vedeva l’altra medaglia del mito. O il superamento dello stesso.
Ma l’artista che legava l’attesa al mistero anticipava proprio la Vita mediante l’immaginario. Oltre l’inquietudine e lo smarrimento, culminati nel gesto estremo, “Pavese ci ha lanciato una sfida. Proprio morendo. Ed è quella della speranza”. Simbolo della sospensione è Piazza di Spagna, nel cuore della Capitale, dove luci, suoni e odori forse torneranno. Al riapparire della dea bianca.
Cesare Pavese era un rivoluzionario, sul piano letterario, personaggio controcorrente, capace di rompere con la tradizione negli anni in cui si affermava la poetica dell’Ermetismo. I suoi “Dialoghi con Leucò” possono essere riletti nella prospettiva di un classicismo moderno. Nel recupero della grecità e della cultura ellenica.
Il libro di Bruni, al quale ha collaborato la professoressa Marilena Cavallo – suo il saggio intitolato “Passeggiando con Pavese a piazza di Spagna” – nei giorni scorsi ha raggiunto la provincia ionica, Grottaglie. Offre materiale di approfondimento anche sulla vicenda politica dello scrittore. Sui rapporti di chi, a torto, fu accostato all’antifascismo pagandone le conseguenze.
Una voce indipendente: il Poeta orante
Pierfranco Bruni è calabrese: nasce a San Lorenzo del Vallo il 18 gennaio 1955. Direttore archeologo del Ministero dei Beni Culturali, già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero; saggista – romanziere, uomo di cultura e maestro di eleganza, è laureato in materie letterarie con indirizzo storico, in Pedagogia all’Università degli Studi di Salerno con 110 e lode. È presidente del Centro studi e ricerche “Francesco Grisi”.
Nel suo curriculum figurano incarichi istituzionali di studi e ricerche, coordinamento e docenze. Troppo colto per la politica, in passato ne ha fatto esperienza: dal ’95 al ’99 è stato assessore alla Cultura del Comune di Taranto e vicepresidente della Provincia; poi presidente. Ha pubblicato testi tradotti in più lingue. Curatore della rubrica “Etnie Letteratura e Mediterraneo” per il Portale letterario di critica letteraria, scrive saggi per il mensile “Apollinea” e per la rivista “Il Cerchio”, di cui è vicedirettore. Collabora con la Rai ai programmi culturali, ai servizi di Gigi Marzullo; per la stessa rete ha realizzato approfondimenti sugli autori del Novecento europeo: poeti e scrittori. Esperto pirandelliano (si veda “Il tragico e la follia”), ha pubblicato testi su Marinetti, sull’arte; sul sacro nella letteratura; saggi sullo sciamanesimo, sulla visione alchemica e antropologica. I suoi interessi spaziano dalla letteratura al teatro, dalla musica classica ai grandi cantautori italiani – ha raccontato, tra gli altri, l’amico Franco Califano.
I suoi lavori restano focalizzati sui maggiori autori del secolo scorso: D’Annunzio, Ungaretti, Quasimodo e Cardarelli, oltre a Pavese e Pirandello. Ma anche su coloro che, meno famosi, andrebbero riabilitati: Corrado Alvaro, Alfonso Gatto, Sandro Penna, Elio Vittorini.
Scrittore nobile e Poeta raffinato, come disse Mario Marti, ogni sua parola è fatta di “grani di rosario… una preghiera”. Ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi oltre i confini nazionali. Il suo percorso lo ha condotto alla candidatura al Nobel per la Letteratura. Con lui collaborano la scrittrice Stefania Romito e Anna Montella alla realizzazione di cartelle poetiche – letterarie, all’interno di un nuovo approccio metodologico – culturale, favorevole alle nuove generazioni, in particolare. Un linguaggio originale che alla parola scritta e parlata affianca il suono e l’immagine. Anticonformista e provocatore, in tutte le sue creazioni afferma il primato dell’arte. Dell’artista letterato, che mai andrebbe censurato. Anche quando le sue vedute sono opinabili.