I carabinieri del comando provinciale di Lecce shanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 persone (11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), accusate di far parte di un’associazione di tipo mafioso finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, in alcuni casi, anche allo scambio elettorale politico mafioso. In tre sono indgaati a piede libero.
Ad essere colpita è una frangia del clan Coluccia, operativo sulla zona di Noha e Galatina.
Le accuse a vario titolo – oltre a quelle di usura, estorsione, violenza e “accordi” elettorali – riguardano anche i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e di detenzione e porto abusivo di armi. L’attività investigativa, basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e ascolto di testimoni, ha messo in luce una infiltrazione del gruppo nei meccanismi della politica. I carabinieri hanno così accertato un presunto scambio elettorale politico-mafioso, in base al quale Antonio Megha di Neviano – avvocato, ex sindaco nevianese ed ex consigliere provinciale, successivamente nominato assessore in giunta (con deleghe alla Cultura, Istruzione, Contenziosi legali, “Nevianesi nel mondo”) – si sarebbe assicurato una cinquantina di voti durante le elezioni amministrative del settembre del 2020, dietro una somma in denaro corrisposta ai componenti del clan. E non è tutto.
Secondo gli investigatori, il gruppo avrebbe dato vita anche a una presunta attività di usura ai danni di numerose vittime, tra le quali imprenditori della zona colpiti dalla crisi finanziaria acuita dalla pandemia. Il tasso mensile degli interessi sui “prestiti” sarebbe oscillato tra il 20 e il 25 per cento. In altri casi sarebbe stata accertata anche una percentuale persino maggiore. Discorso analogo per il cosiddetto “punto cassa”, un pagamento imposto a mo’ di “licenza”, per poter autorizzare l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze del territorio.
Tra gli “affari” del clan anche quelli formalmente legali: come un’agenzia operante nel settore della stipula dei contratti per la fornitura di gas, energia elettrica e polizze assicurative. E non solo. Il titolare di una scuola guida di Aradeo (aperta proprio di fronte a un’altra, in un centro di poche migliaia di abitanti) avrebbe assunto il figlio di uno dei due capi ai vertici del gruppo. Un’assunzione che gli sarebbe valsa una posizione predominante sul mercato delle autoscuole, ai danni della concorrenza.
Parte degli introiti dell’attività sarebbero poi però finiti nelle casse dell’organizzazione, a certificare l’avvicinamento del titolare della scuola guida al “progetto”.