“Ho firmato la lettera aperta sulla attuale crisi di Governo, insieme a molti altri colleghi sindaci di ogni colore politico, perché come primi cittadini siamo molto preoccupati per le comunità che amministriamo. Troppi sono i dossier e gli investimenti pubblici che rischierebbero lo stop nel caso si fermasse il Governo. Troppi i danni alla vita e alla prospettiva dei nostri cittadini. E Taranto ha già pagato un dazio di ben otto mesi e alcune centinaia di milioni per situazioni del genere. Hanno firmato sindaci di tutti gli schieramenti perché le ideologie svaniscono davanti ai bisogni reali dei nostri territori”. Lo dice sulla crisi di Governo il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, reinsediato da un mese per il secondo mandato. Il riferimento di Melucci agli otto mesi di stasi, da novembre 2021 sino a giugno 2022, riguarda il commissariamento del Comune a causa dello scioglimento anticipato del Consiglio per le dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32. Diversi i dossier della città pugliese che rischiano di subire contraccolpi da un eventuale voto politico anticipato: dai Giochi del Mediterraneo, la cui ventesima edizione si terrà a Taranto nel 2026, e per i quali si aspetta un ulteriore intervento finanziario del Governo dopo i 150 mnl già stanziati, alla piú complessa partita di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Proprio in queste settimane il Governo stava infatti studiando un intervento per ripristinare una condizione di circolante e di liquidità per l’azienda di cui lo Stato è partecipe nel capitale attraverso Invitalia (controllata Mef). Attualmente l’ex Ilva é in serie difficoltà nel pagare le materie prime, i fornitori e l’indotto. Il Mise nei giorni scorsi ha convocato un vertice sull’ex Ilva per il 26 luglio. (AGI)