AMBIENTE SVENDUTO, CHIESTO TRASFERIMENTO A POTENZA

BLOCCATO IL PAGAMENTO DELLE PROVVISIONALI ALLE PARTI CIVILI

I legali della famiglia Riva e di alcuni imputati nel processo Ambiente Svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva hanno reiterato l’istanza di trasferimento del processo a Potenza per presunta ‘incompatibilità ambientale’. Richiesta che fu rigettata in primo grado. In pratica, secondo i legali il processo non può essere celebrato davanti ai magistrati tarantini perché non avrebbero la serenità necessaria a giudicare in quanto anch’essi sarebbero persone offese e danneggiate del reato di inquinamento. Non ci sarebbe dunque “risentimento” solo da parte della popolazione. E’ “estremamente paradossale” che il processo si svolga a Taranto, ha detto uno degli avvocati difensori. La tesi è che se lo stabilimento siderurgico “sporca tutte le case a Taranto”, che perdono di valore, danneggia “anche quelle dei magistrati”, potenziali parti lese in relazione al danno ambientale e sanitario. Si avanza dunque l’eccezione di incompetenza funzionale e si chiede di celebrare il processo a Potenza, competente a decidere per i magistrati del distretto della Corte d’Appello di Lecce, fra cui quelli in attività a Taranto.

La sezione distaccata di Taranto della Corte d’Assise d’appello ha sospeso con ordinanza l’esecutività del pagamento, in capo agli imputati, delle provvisionali concesse in primo grado alle parti civili del processo Ambiente svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva negli anni di gestione dei Riva nel periodo 1995-2012. L’ordinanza è stata letta dal presidente Antonio Del Coco nel corso della seconda udienza del processo che si celebra nell’ex aula bunker della Corte d’appello al rione Paolo VI di Taranto. Sono imputate 37 persone fisiche e tre società. In primo grado furono 26 le condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici, per circa 270 anni di carcere. La Corte d’assise, con sentenza del 31 maggio 2021, dispose provvisionali di 5mila euro nei confronti di ciascuna delle parti offese, ma secondo i giudici d’appello non poteva essere concessa l’immediata esecutività del pagamento. A vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni.

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