Motionitalia, azienda specializzata nella costruzione di strutture interne meccaniche ed elettroniche per il mobile imbottito, si è candidata al Mise per rilevare lo stabilimento tessile del gruppo Albini a Mottola in provincia di Taranto. Stabilimento che il gruppo ha dismesso da molti mesi per crisi di mercato mettendo anche in liquidazione la società Tessitura di Mottola.
Motionitalia ha manifestato la sua candidatura a rilevare l’impianto di Mottola al Mise chiedendo il supporto di un contratto di sviluppo. Le notizie sono emerse questa mattina a Mottola in un’assemblea in Comune.
Motionitalia – si è appreso – investirebbe 34 milioni di euro a Mottola e garantirebbe l’assorbimento dei 114 dipendenti di Albini che attualmente sono in cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. Col contratto di sviluppo, orientamento dell’azienda è chiedere una partecipazione pubblica di circa il 40 per cento rispetto all’investimento. In previsione c’è la possibilità che Motionitalia porti gli occupati a 200 rispetto ai numeri iniziali. Il problema emerso oggi è che la misura dei contratti di sviluppo non risulterebbe attualmente coperta finanziariamente per cui servono nuove risorse per attivarla. Motionitalia sta valutando la situazione ma soprattutto la tempistica di un eventuale rifinanziamento dei contatti di sviluppo. L’azienda infatti porterebbe a Mottola una produzione che attualmente sta facendo in Cina e oltre al sito pugliese sta valutando anche la possibilità di farlo in Albania. Ci sarebbe inoltre da approfondire il costo dell’acquisto dello stabilimento. Albini vorrebbe dall’acquirente 5 milioni.
Motionitalia, creata nel 1998, Motionitalia, è specializzata nella produzione di meccaniche relax e lift per divani e poltrone. Introducendo la produzione di attuatori e altri componenti elettronici, spiega l’azienda, “è diventata un fornitore di soluzioni integrate in grado di lavorare con i principali produttori di mobili imbottiti in tutto il mondo”. Nata a Forlì, Motionitalia ha prima aperto una sede ad Altamura (Bari) dove esiste da tempo il polo del salotto e del mobile imbottito, e poi, via via, ha creato nuove sedi in Cina, in Vietnam, in North Carolina, Spagna e Lucrezia. Per il 2022 – si legge sul sito aziendale – viene annunciata l’apertura di un’ulteriore sede in Cina.
“Si tratta di intervenire su Mise e presidenza del Consiglio perchè rifinanziando i contratti di sviluppo, non si perda l’opportunità di quest’investimento in chiave alternativa ad Albini. Il dossier è già all’attenzione del vice ministro Alessandra Todde” ha dichiarato Mario Turco, senatore e vice presidente M5S, nell’incontro odierno. Per Giordano Fumarola, segretario Filtea (tessili) Cgil, “una volta acquisita la conferma dell’investimento, vanno subito avviate le verifiche sulla ricaduta industriale, le tempistiche e la rioccupazione del personale”. “La cassa integrazione straordinaria per cessazione – ha detto Fumarola – l’abbiamo attivata per un anno a luglio 2021. Ma anzichè finire a luglio 2022, grazie all’uso delle causali Covid, siamo riusciti ad allungare i termini e ora la cassa finisce a fine anno”. Albini è arrivato nel Tarantino negli anni 2000 con i fondi pubblici della legge n. 181 del 1989 sulla reindustrializzazione e sin quando è stato attivo, ha prodotto tessuto per camicieria di alta gamma. (AGI)