Posizioni distantissime tra Acciaierie d’Italia e sindacati nel primo round della trattativa per il rinnovi della cassa integrazione. Queste le posizioni in campo:
UILM
“Senza certezze per il futuro, continuano a non esserci giustificazioni per la richiesta di prosecuzione di cassa integrazione straordinaria per tremila lavoratori, di cui 2.500 a Taranto. Chiediamo al ministro Urso di riaprire una discussione seria e concreta al Mimit (Ministero delle Imprese e del made in Italy) sul destino del gruppo siderurgico. Consideriamo, inoltre, grave l’assenza di rappresentanti del Mimit nell’incontro convocato oggi dal ministero del Lavoro”. Lo dichiarano Rocco Palombella, segretario generale Uilm, e Guglielmo Gambardella, responsabile Siderurgia della segretaria nazionale, al termine dell’incontro in videoconferenza convocato dal Ministero del Lavoro per l’avvio dell’esame della richiesta di proroga dell’ammortizzatore sociale. L’incontro è stato aggiornato al 23 marzo. “Nonostante le positive condizioni di mercato – sottolineano Palombella e Gambardella – e i 680 milioni di euro di fondi pubblici, la gestione del più grande gruppo siderurgico italiano continua ad essere disastrosa a scapito dei lavoratori che subiscono l’impatto della cassa integrazione e a dover vivere di sussidi” Qual è “l’ostacolo – si chiedono ancora – che non consente la risalita produttiva a sei milioni di tonnellate? Dall’azienda non abbiamo ricevuto mai una risposta concreta”. Mentre l’azienda, proseguono i due esponenti della Uilm, “continua a dichiarare di voler investire, come nel caso dell’Afo 5, e di voler aumentare la produzione, arrivando a 4 milioni di tonnellate quest’anno, la realtà però è diversa ed è drammatica. Registriamo una produzione minima, due altoforni in marcia su tre disponibili, l’Acciaieria 1 a metà servizio, l’Acciaieria 2 fermata stanotte e gli impianti di verticalizzazione in gran parte chiusi. Si rischia di arrivare ben al di sotto delle previsioni produttive, come accaduto lo scorso anno”.
FIOM CGIL
“C’è la necessità di effettuare concretamente gli investimenti, annunciati ma disattesi, che consentano la risalita produttiva per ridurre il numero dei lavoratori coinvolti dall’ammortizzatore”. E’ quanto hanno sottolineato i delegati, le strutture territoriali e nazionali della Fiom nel corso dell’incontro al ministero del Lavoro, in videoconferenza, fra Acciaierie d’Italia e organizzazioni sindacali per la procedura di esame congiunto della richiesta di prosecuzione della cassa integrazione straordinaria che coinvolge tremila lavoratori distribuiti in tutti i siti del gruppo, di cui 2.500 a Taranto. La Fiom ha posto anche altre questioni: “L’urgenza – viene spiegato – di garantire un’integrazione salariale a lavoratori che per troppo tempo hanno perso reddito a causa del ricorso sistematico alla cassa integrazione; la garanzia della maturazione di tutti gli istituti contrattuali durante il ricorso alla cassa integrazione; la previsione di una rotazione certa fra tutti i lavoratori per ridurre e distribuire il più possibile l’impatto della cassa integrazione sul salario”. Sulla scorta delle osservazioni presentate dalle organizzazioni sindacali l’incontro è stato aggiornato al 23 marzo prossimo in modalità mista (in presenza e da remoto) per consentire la prossima settimana il confronto fra organizzazioni sindacali e azienda in ogni sito. Per la Fiom “è evidente che le previsioni sui volumi produttivi indicate nella procedura, addirittura in riduzione rispetto alla comunicazione precedente (da 16mila a 11mila tonnellate al giorno), il previsto funzionamento per soli tre mesi nel 2023 dell’Altoforno 2, l’incertezza degli investimenti sull’Altoforno 5 e di quelli destinati all’immediata risalita produttiva, delineano l’urgenza e la necessità di un confronto che coinvolga oltre al ministero del Lavoro anche il ministero delle Imprese e del Made in Italy nella definizione di un piano industriale complessivo di Acciaierie d’Italia”.
USB
“Si torna a discutere di cassa integrazione senza che ci sia neanche l’ombra di piano industriale e quindi senza alcuna garanzia occupazionale. Non vi sono quindi le condizioni per poter parlare di un accordo sulla cassa integrazione. Inoltre non si è assolutamente parlato di integrazione salariale per i lavoratori diretti, cosa che si rivelerebbe importante, né si è fatto cenno ad un percorso da avviare per discutere degli accordi di secondo livello”. Lo afferma il coordinamento nazionale Usb dopo l’incontro in videoconferenza, sulla richiesta di proroga della cassa integrazione chiesta per tremila lavoratori di Acciaierie d’Italia, tra il ministero del Lavoro, la responsabile delle risorse umane di Acciaierie d’Italia Virginia Piccirilli, le Regioni (Puglia, Piemonte, Liguria e Lombardia) e i comuni dei luoghi in cui si trovano gli stabilimenti del gruppo e le organizzazioni sindacali. Per l’Unione sindacale di base “il rinnovo della cassa integrazione non è assolutamente ammissibile, soprattutto nel momento in cui sono ormai quasi scaduti i termini per richiamare i lavoratori di Taranto e Genova rimasti alle dipendenze di Ilva in Amministrazione straordinaria”.