È stato firmato presso lo studio del notaio Marchetti a Milano il contratto che proroga di due anni, sino a maggio 2024, il rapporto tra Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria. La prima è la società operativa dalla primavera del 2021 e di cui fanno parte il privato ArcelorMittal e Invitalia per lo Stato, con ruolo, rispettivamente, di maggioranza e minoranza. La seconda, invece, è la proprietaria degli impianti del gruppo siderurgico in tutti gli stabilimenti, da Genova a Taranto. Impianti dati in fitto ad Acciaierie d’Italia dietro versamento di un canone. Ilva in as è gestita da tre commissari straordinari nominati dal Mise. La proroga del contratto era già la soluzione individuata nelle scorse settimane, tant’è che le parti hanno avuto diverse riunioni tra Milano e Roma insieme ai propri legali. Ai vertici di Acciaierie d’Italia restano il presidente Franco Bernabè (per la parte pubblica) e l’amministratore delegato Lucia Morselli (in quota Mittal). Tra Ilva in as e Acciaierie d’Italia viene quindi prorogato a maggio 2024 il contratto in essere e spostata a quella data anche la salita dello Stato, attraverso Invitalia, al 62 per cento del capitale (oggi il pubblico è al 38 per cento ma esprime gli stessi diritti di voto del privato). Lo slittamento di 24 mesi ha le sue motivazioni nel fatto che alla data odierna non si sono realizzate quelle condizioni che, indicate nel contratto del 10 dicembre 2020, avrebbero dovuto portare Invitalia al 60 per cento, con l’esborso di altri 680 milioni – dopo averne già versati 400 nella primavera 2021 – e all’acquisto, da Ilva in amministrazione straordinaria, dei rami di azienda Ilva che attualmente sono dati e gestiti in fitto. Tra queste condizioni, definite sospensive, la principale che non si è verificata è il dissequestro degli impianti dell’area a caldo. Sequestro scattato per gravi reati ambientali, su ordine delll’allora gip Patrizia Todisco, a luglio 2012, e vigente tuttora ma con la facoltà d’uso poiché la legge riconosce a Ilva lo status di impresa strategica nazionale.
LA FIOM DICE NO
“La decisione del ministro Giorgetti è l’ennesima presa senza confronto sul destino dei lavoratori dell’ex Ilva e sugli interessi generali del Paese di produrre ghisa e acciaio, a garanzia della piena occupazione e della realizzazione dell’ambientalizzazione”. Lo dice il segretario generale Fiom Cgil, Michele De Palma, dopo il via libera del ministro dello Sviluppo economico alla proroga biennale sino a maggio 2024 del contratto tra ArcelorMittal e Ilva. Due gli accordi fatti oggi: tra Ilva in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia e tra i soci di quest’ultima holding, ovvero a Invitalia per lo Stato e Mittal per il privato. Secondo il leader della Fiom, “la decisione di spostare di due anni la conclusione del percorso di acquisizione degli impianti da parte dello Stato non ha alcuna giustificazione: il rinvio dell’ingresso in maggioranza di Invitalia e la firma di un contratto senza trasparenza sui contenuti”. “La scelta di rinviare – afferma De Palma – avrà ulteriori ripercussioni sulle condizioni degli impianti, anche in termini di sicurezza, sulla cassa integrazione per i lavoratori del gruppo e sugli investimenti per assicurare il futuro dell’industria e la transizione ambientale. La Fiom discuterà con le altre organizzazioni sindacali le iniziative da intraprendere, in tutte le sedi, per difendere i lavoratori, i cittadini e l’industria”.
Per la Fiom, Ilva “è una questione nazionale su cui è necessario che sia la Presidenza del Consiglio a garantire il confronto. È per tali ragioni – annuncia la Fiom – che abbiamo convocato una riunione a Taranto il 15 giugno, insieme a Fim e Uilm e ai delegati di tutti gli stabilimenti del gruppo, per rilanciare l’iniziativa sindacale”. (AGI)