ACCIAIERIE D’ITALIA: PRESENTATO IL PIANO PER LA CIGS: 2500 A TARANTO

"Servono volumi produttivi pari a circa 8.000.000 ton/anno per il riequilibrio"

Duemilacinquecento lavoratori a Taranto e 500 negli altri siti aziendali. È la richiesta di cassa integrazione straordinaria che Acciaierie d’Italia ha consegnato poco fa ai sindacati. La cassa straordinaria è legata al piano industriale per ristrutturazione. L’azienda specifica che la richiesta di cigs vale dal 28 marzo 2022 al 27 marzo 2023 ma che la società dell’acciaio ha bisogno che l’intervento prosegua sino al 2024-2025.

Acciaierie d’Italia, ex Ilva, a fronte della cassa integrazione straordinaria chiesta per un anno per 3mila addetti, adeguerà “la forza lavoro ai volumi produttivi che allo stato, a monte del processo di riorganizzazione, possono attestarsi, nelle condizioni massime di esercizio, a circa 6.000.000 tonnellate di acciaio, considerato che questo è anche il valore di produzione massimo consentito dal Dpcm (29 settembre 2017)”.

Per l’azienda, il sito di Taranto e tutti gli altri “subiranno le conseguenze derivanti dal livello massimo della produzione determinando ripercussioni sul livello di saturazione degli assetti di marcia degli impianti e quindi con ovvie ricadute sulle possibilità di impiego, in modo continuativo, di tutto il personale addetto in ambito produttivo, manutentivo e dei vari enti di staff e servizi”.

Per Acciaierie d’Italia, “solo il completamento della prevista riorganizzazione aziendale, che si presume si concluderà nel 2025, e quindi il raggiungimento di volumi produttivi pari a circa 8.000.000 ton/anno, consentirà all’azienda il totale impiego delle risorse”.

Attualmente i dipendenti di Acciaierie d’Italia sono 10.063, di cui 8.123 sono nel sito di Taranto. La produzione di acciaio è stata di 4,053 milioni di tonnellate l’anno scorso, di 3,421 milioni di tonnellate nel 2020 e di 4,327 milioni di tonnellate nel 2019.

Acciaierie d’Italia, ex Ilva, effettuerà investimenti per un valore di circa 2 miliardi in un arco temporale di circa 5 anni. Lo dice l’azienda nella lettera consegnata oggi pomeriggio – 1-3-2022 -ai sindacati con la quale ha aperto la procedura di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione sospendendo dal lavoro 3 mila addetti di cui 2.500 solo a Taranto. Il piano degli investimenti industriali prevede a Taranto il rifacimento e l’avvio dell’altoforno 5, spento dal 2015, attualmente il più grande d’Europa, la costruzione del nuovo forno elettrico, il miglioramento della qualità e l’adeguamento e l’upgrade ambientale degli impianti già esistenti. Per Genova, invece, previsto l’efficientamento e l’aumento della capacità produttiva degli impianti col potenziamento della linea di produzione della latta. L’output di produzione é fissato a 15 mila tonnellate al giorno di acciaio durante la fase attuativa del piano rispetto alle 20 mila tonnellate di acciaio al giorno “producibili ad assetto produttivo ordinario”.

L’azienda spiega che “i livelli produttivi attesi nel periodo di riorganizzazione, pongono in prospettiva in strutturale squilibrio il rapporto costi/ricavi dell’intero ciclo produttivo”. La lettera di Acciaierie d’Italia riepiloga infine ad uno ad uno tutti gli investimenti ambientali fatti a Taranto e rileva che sono in corso altri lavori, tra i quali l’installazione degli altri filtri Meros dedicati alla linea D dell’impianto di agglomerazione (camino E312) e la predisposizione di sistemi di raccolta e trattamento sia delle acque meteoriche che delle acque di processo delle cokerie per abbattere in quest’ultimo caso il selenio.

Circa l’uso dei contratti di solidarietà, l’azienda parla di “presupposti incompatibili circa l’assetto di marcia dello stabilimento di Taranto e delle restanti unità produttive in rapporto all’organico aziendale e all’andamento produttivo atteso”. In quanto ai numeri della cassa integrazione straordinaria, a Taranto coinvolgerà nel dettaglio 2.010 operai, 286 tra impiegati e quadri e 204 intermedi. A Genova andranno in cassa integrazione straordinaria 250 persone di cui 175 operai. A Novi Ligure i cassintegrati saranno 150 di cui 110 operai. A Racconigi solo 15 di cui 11 operai. Taranto per le sue dimensioni è quindi lo stabilimento più esposto alla cassa integrazione. Già sotto la gestione della sola ArcelorMittal, la cassa è cominciata a Taranto nel luglio 2019. Era di tipo ordinario e coinvolse un numero massimo di 1.200 addetti. Poi con la cassa Covid si è andati anche a punte di 4 mila addetti a Taranto mentre le successive fasi di cassa ordinaria hanno visto come numero massimo 3.500 addetti. È tuttora in corso a Taranto un ciclo di cassa Covid per 3.500 addetti massimo. Inizialmente la cassa integrazione in corso era stata chiesta con la causale ordinaria, poi l’azienda l’h trasformata in Covid a fronte delle nuove possibilità offerte dalla legge (AGI).

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