Acciaierie d’Italia, ex Ilva, fermerà l’altoforno 4 del siderurgico di Taranto dall’1 dicembre. L’AGI apprende che ad annunciare la misura è stata l’azienda nell’incontro avuto a Taranto in tarda mattinata con le sigle sindacali metalmeccaniche. Insieme all’altoforno 4 si fermeranno, spiegano i sindacati, anche l’acciaieria 1, la laminazione e le officine. I sindacati stimano un aumento dell’uso effettivo della cassa integrazione ordinaria a Taranto. Attualmente la cassa è stata chiesta per un numero massimo di 3500 addetti ma in realtà sono realmente collocati in cassa tra i 1800 e i 1900 addetti. Il numero massimo é in ragione dell’uso modulare e flessibile della stessa cig.
Adesso, con la prossima fermata di più impianti, salirà anche il numero degli effettivi dipendenti Acciaierie d’Italia in cassa integrazione. Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm, dichiara ad AGI che “l’incontro odierno con l’azienda é andato malissimo. L’altoforno 4 viene fermato perché, emerso da settimane, c’é un serio problema tecnico al crogiolo che andrà rifatto. Ci hanno detto che l’altoforno 4 ripartirà il 20 gennaio ma su questa data nutriamo forti dubbi”. “Ancora una volta – afferma Oliva – si palesa la completa inaffidabilità dell’attuale guida aziendale e stupisce per l’ennesima volta come lo Stato, azionista di Acciaierie d’Italia attraverso Invitalia, non faccia nulla per porre fine, una volta per tutte, questa deriva gestionale, produttiva e industriale”.
Con lo stop dell’altoforno 4, la produzione di ghisa del sito di Taranto resterà affidata a solo due altoforni, 1 e 2, mentre una sola acciaieria su due esistenti effettuerà la trasformazione della ghisa in acciaio. L’acciaieria 1 si è già fermata diverse altre volte. Accade sempre quando uno degli altiforni dell’attuale sistema viene fermato. “I lavoratori dell’acciaieria 1 sono molto arrabbiati – dice Oliva – ora che hanno appreso gli esiti dell’incontro. Questa gente farà Natale in cassa integrazione e di certo non sarà un bel periodo economicamente parlando”.
Acciaierie d’Italia si accinge, di conseguenza, a chiudere il 2021 come già nel 2020 con un basso livello di produzione rispetto alle sue potenzialità e rispetto alla soglia produttiva autorizzata dalle norme ambientali, pari a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio. Per il 2021, dopo un 2020 chiuso con poco più di 4 milioni di tonnellate di acciaio, l’azienda puntava a raggiungere i 5 milioni di tonnellate, primo step di una graduale risalita in cinque anni. L’obiettivo dei 5 milioni, però, non dovrebbe essere centrato.