L’ex direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, ha reso oggi dichiarazione spontanee alla Corte d’Assise di Taranto in sede di conclusione del processo “Ambiente Svenduto” relativo al reato di disastro ambientale imputato all’Ilva gestita dal gruppo Riva. Assennato in aula ha dichiarato la rinuncia alla prescrizione. Il reato di cui è accusato, favoreggiamento verso l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non è ancora formalmente prescritto tant’è che per Assennato è stata chiesta la condanna ad un anno di reclusione, ma il reato è comunque al limite della prescrizione come termini temporali. Di qui la richiesta dell’ex dg.
Assennato, difeso da Emanuela Sborgia e Michele Laforgia, ha dichiarato che “dagli atti del processo non solo non risulta alcuna evidenza di ammorbidimento, ma anzi emergono chiaramente quattro evidenze di un suo ulteriore irrigidimento nei confronti di Ilva nell’arco temporale d’interesse. E’ quindi provato che non ha mai ammorbidito la sua posizione, avendola anzi ripetutamente irrigidita”. Assennato ha detto di “attendere con fiducia una sentenza di piena assoluzione da parte della Corte”. La pubblica accusa, chiedendone la condanna, ha sostenuto che l’ex direttore generale di Arpa Puglia “avrebbe mentito dichiarando di non aver mai subito pressioni di Vendola finalizzate all’ammorbidimento delle sue posizioni verso Ilva sulla questione del benzoapirene” (si tratta di un inquinante cancerogeno). Per gli avvocati, “una persona come il professor Assennato, che ha dedicato buona parte della sua vita professionale a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, restando sempre fedele al giuramento di Ippocrate, non può accontentarsi semplicemente di una “mancata evidenza di ammorbidimenti”. Deve provare che quel che ha dichiarato corrisponde alla verità. E c’è un solo mezzo – hanno sostenuto gli avvocati Sborgia e Laforgia – per poterlo provare: fornire l’evidenza ripetuta dell’irrigidimento. Se si riesce a fornire l’evidenza fattuale di ripetuti irrigidimenti del professor Assennato sul benzoapirene, automaticamente ne consegue che abbia detto il vero quando ha escluso categoricamente di aver ammorbidito la sua posizione”. Oggi, intanto, il pm Mariano Buccoliero ha riformulato la sua richiesta per uno dei 47 imputati: l’ex segretario generale della Provincia di Taranto, Vincenzo Specchia, per l’unico reato di cui risponde (concussione verso l’ex dirigente del settore Ambiente della Provincia di Taranto, Luigi Romandini). L’accusa ha chiesto la prescrizione per Specchia ma l’imputato ha rinunciato e il pm ha chiesto ora la condanna a 3 anni. Giunto ormai alle battute finali, il processo “Ambiente Svenduto” andrà avanti anche domani. Da vedere se la Corte d’Assise, presieduta da Stefania D’Errico, chiuderà domani sera la discussione, ritirandosi in camera di consiglio per la sentenza, oppure prenderà anche la giornata di mercoledì. Da oggi intanto la Corte è ritornata nel complesso delle Scuole sottufficiali della Marina Militare: è qui che sarà scritta la sentenza perché ci sono spazi alloggiativi a disposizione. La conclusione del processo era attesa prima di fine aprile ma il protrarsi della discussione, tra requisitoria e arringhe, lo ha fatto slittare a dopo la metà di maggio. (AGI)
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