AIGI: “MORSELLI NON HA CAPITO IL NOSTRO DRAMMA UMANO”

LA RISPOSTA DELL'INDOTTO ALLA VISITA DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO DI ACCIAIERIE D'ITALIA

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‘Se qualcuno intende spegnere la grande fabbrica (l’impianto siderurgico di Taranto, ndr) con drammatiche conseguenze sul piano occupazionale e ambientale, la responsabilita’ non potra’ essere certamente addebitata alle nostre imprese e ai nostri lavoratori. Una assunzione di responsabilita’ che manca tanto da parte della multinazionale (ArcelorMittal, ndr) quanto da parte del socio pubblico (Invitalia, ndr) da cui ci aspettiamo uno sforzo maggiore al fine di traghettare la vertenza fuori dal limbo attuale’. Cosi’ l’Aigi, associazione dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto, aggiungendo che ‘il presidente di Aigi, Fabio Greco, intanto, continua a essere in stretto contatto con i tecnici del Mimit con cui si e’ registrata una ulteriore interlocuzione finalizzata al salvataggio dell’indotto attraverso la presentazione di un emendamento al decreto varato dal governo a gennaio scorso ma anche per ottenere certezze sul salvataggio dei nostri crediti attraverso accordi con istituti bancari con garanzia Sace in caso di amministrazione straordinaria’.

L’associazione, inoltre, si dice ‘perplessa e basita rispetto all’atteggiamento assunto dall’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, la quale, chiedendo ai nostri collaboratori di entrare in azienda, sembrerebbe non aver ben compreso le ragioni oggettive del dramma umano che si sta consumando dinnanzi alle portinerie’. In particolare, l’associazione indica che ‘i collaboratori delle aziende dell’indotto da settimane presidiano le portinerie dello stabilimento siderurgico perche’ rischiano di perdere il posto di lavoro, perche’ rischiano che le aziende da cui dipendono cessino definitivamente di esistere a causa dei mancati pagamenti da parte della societa’ di cui la dottoressa Morselli e’ il massimo rappresentante. Dice bene l’a.d. di Acciaierie d’Italia quando definisce la situazione attuale una guerra tra poteri forti, una guerra che non e’ stata scatenata dalle aziende dell’indotto che hanno lavorato, mantenendo in vita lo stabilimento sino all’8 gennaio scorso, nonostante sui pagamenti dei crediti vantati era gia’ stato accumulato un clamoroso ritardo’.

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