(AGI) – Taranto, 10 lug – Ilva in amministrazione straordinaria presenterà in accordo con ArcelorMittal alla Procura di Taranto un’istanza di sospensiva del sequestro senza facoltà d’uso dell’Altoforno 2 notificato ieri pomeriggio alle due società dal sostituto procuratore Antonella De Luca. La mossa di Ilva in as, con l’intesa con ArcelorMittal, è stata ufficializzata al tavolo del Mise da Antonio Lupo, uno dei tre nuovi commissari straordinari di Ilva insieme ad Ardito e Danovi (le nomine le ha fatte il ministro Luigi Di Maio e i tre hanno preso il posto di Gnudi, Carrubba e Laghi). Era stata infatti Ilva in as a chiedere al giudice dell’udienza preliminare, Pompeo Carriere, il dissequestro dell’altoforno 2 nell’ambito del procedimento sulla morte, per infortunio sul lavoro, dell’operaio 35enne Alessandro Morricella, di Martina Franca, che lavorava proprio su quest’impianto. Per la morte di Morricella, a maggio scorso sette persone tra ex manager, dirigenti e responsabili operativi della fabbrica sono state rinviati a giudizio. Il processo comincerà ad ottobre.
L’istanza di dissequestro è stata respinta dal gup perché,in base alle verifiche tecniche, è emerso che non tutti i lavori di messa a norma dell’altoforno 2 sono stati effettuati. I lavori erano stati concordati nel 2015 con la Procura di Taranto, che alla loro effettuazione subordinò la restituzione condizionata dell’impianto a Ilva. La bocciatura dell’istanza, trasmessa dal gup per competenza al sostituto De Luca che ha in carica il fascicolo, ha quindi determinato il ripristino del sequestro originario, quello del 2015. Anche perché la Consulta, l’anno scorso, ha bocciato la norma specifica varata con un decreto dal Governo nell’estate 2015, in base alla quale l’altoforno avrebbe potuto continuare a produrre nonostante il sequestro e che l’azienda avrebbe dovuto metterlo a norma concordando con la Procura le cose da fare. Il sostituto De Luca ha inoltre disposto che il custode giudiziario della fabbrica, Barbara Valenzano, già nominata dal gip Patrizia Todisco a luglio 2012 col sequestro di tutta l’area a caldo, definisca il cronoprogramma che dovrà portare allo spegnimento dell’altoforno 2, uno dei tre attualmente operativi. L’altoforno 2 produce 4.600 tonnellate di ghisa al giorno, contribuisce per un terzo alla produzione della fabbrica, ha un organico di 64 addetti per l’esercizio più un’altra ventina di unità per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma è chiaro che una sua eventuale fermata avrebbe riflessi ben più pesanti a valle e sul funzionamento complessivo di tutto il siderurgico che, per la crisi di mercato e per i vincoli Aia, marcia già con un passo produttivo ridotto (quest’anno si dovrebbero produrre circa 5 milioni di tonnellate di acciaio).
La richiesta “non può trovare accoglimento”, scrive il gup Carriere a proposito del dissequestro chiesto da Ilva in as. “Il custode giudiziario – sottolinea il giudice – con ampia e diffusa motivazione,ha rilevato il mancato o parziale adempimento di talune delle prescrizioni imposte all’atto dell’adozione del provvedimento di restituzione condizionata”. In particolare, afferma ancora il gup, le prescrizioni numero 1,5, 7.2 sono state ritenute non attuate e attuate solo parzialmente le prescrizioni numero 2, 4 e 7.4. Sono prescrizioni relative alla messa in sicurezza dell’altoforno. Il gup osserva che Ilva, con una propria consulenza tecnica, ha dichiarato, in merito alla prescrizioni, che “tali interventi sono stati eseguiti nella maggior parte” e, dove non eseguiti, “Ilva ha riportato la motivazione della non fattibilità così riconoscendo implicitamente – sostiene il giudice delle indagini preliminari Carriere – un’attuazione solo parziale delle prescrizioni imposte”.(AGI)
L’istanza di dissequestro è stata respinta dal gup perché,in base alle verifiche tecniche, è emerso che non tutti i lavori di messa a norma dell’altoforno 2 sono stati effettuati. I lavori erano stati concordati nel 2015 con la Procura di Taranto, che alla loro effettuazione subordinò la restituzione condizionata dell’impianto a Ilva. La bocciatura dell’istanza, trasmessa dal gup per competenza al sostituto De Luca che ha in carica il fascicolo, ha quindi determinato il ripristino del sequestro originario, quello del 2015. Anche perché la Consulta, l’anno scorso, ha bocciato la norma specifica varata con un decreto dal Governo nell’estate 2015, in base alla quale l’altoforno avrebbe potuto continuare a produrre nonostante il sequestro e che l’azienda avrebbe dovuto metterlo a norma concordando con la Procura le cose da fare. Il sostituto De Luca ha inoltre disposto che il custode giudiziario della fabbrica, Barbara Valenzano, già nominata dal gip Patrizia Todisco a luglio 2012 col sequestro di tutta l’area a caldo, definisca il cronoprogramma che dovrà portare allo spegnimento dell’altoforno 2, uno dei tre attualmente operativi. L’altoforno 2 produce 4.600 tonnellate di ghisa al giorno, contribuisce per un terzo alla produzione della fabbrica, ha un organico di 64 addetti per l’esercizio più un’altra ventina di unità per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma è chiaro che una sua eventuale fermata avrebbe riflessi ben più pesanti a valle e sul funzionamento complessivo di tutto il siderurgico che, per la crisi di mercato e per i vincoli Aia, marcia già con un passo produttivo ridotto (quest’anno si dovrebbero produrre circa 5 milioni di tonnellate di acciaio).
La richiesta “non può trovare accoglimento”, scrive il gup Carriere a proposito del dissequestro chiesto da Ilva in as. “Il custode giudiziario – sottolinea il giudice – con ampia e diffusa motivazione,ha rilevato il mancato o parziale adempimento di talune delle prescrizioni imposte all’atto dell’adozione del provvedimento di restituzione condizionata”. In particolare, afferma ancora il gup, le prescrizioni numero 1,5, 7.2 sono state ritenute non attuate e attuate solo parzialmente le prescrizioni numero 2, 4 e 7.4. Sono prescrizioni relative alla messa in sicurezza dell’altoforno. Il gup osserva che Ilva, con una propria consulenza tecnica, ha dichiarato, in merito alla prescrizioni, che “tali interventi sono stati eseguiti nella maggior parte” e, dove non eseguiti, “Ilva ha riportato la motivazione della non fattibilità così riconoscendo implicitamente – sostiene il giudice delle indagini preliminari Carriere – un’attuazione solo parziale delle prescrizioni imposte”.(AGI)
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