La Uil risponde a Lucia Morselli dopo le dichiarazioni dell’ad di Acciaierie d’Italia sulla sorte dello stabilimento di Taranto.
Questo il testo della lettera del coordinatore provinciale Pallini.
Le parole pronunciate ai microfoni dei giornalisti da parte dell’Amministratore Delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, ospite di una iniziativa a Taranto, non sono passate inosservate alla UIL di Taranto. A intervenire sull’argomento, mettendo ordine al disordine innescato da parte dell’A.D., con un comunicato stampa è il coordinatore generale jonico, Pietro Pallini.
“Vladimir Jankélévitch avrebbe definito le ultime dichiarazioni rese dall’Amministratore Delegato Lucia Morselli come perimetro di tutti e cinque i tratti con cui il filosofo rappresenta la fenomenologia della finzione. Una serie di dichiarazioni rese e che così potremmo riassumere:
Si dissimula il vero, perché si nasconde il reale, quando si sostiene che “sono passati quattro anni in cui si sono fatte cose molto belle”, tra cui lo Steel Commitment a Taranto”. In questi 4 anni dovremmo annoverare, dunque, tra “le cose molto belle” anche l’atto per recedere dal contratto (novembre 2019) per Taranto, Genova, Novi Ligure, Milano Racconigi, Legnano e Marghera e la comunicazione di sospensione delle attività dello stabilimento di Taranto e delle centrali elettriche in pendenza della retrocessione dei rami d’azienda indirizzata al Governo e Istituzioni. In questi 4 anni “tra le cose molto belle” rientrerebbero anche l’accordo del 4 marzo 2020 tra Azienda, ILVA in A.S. e Governo per dimezzare canoni di affitto sulla promessa di un piano industriale per il periodo 2020-2025 e l’incertezza occupazionale per i lavoratori di ILVA in A.S. e ancora, tra “le cose molto belle” anche l’ulteriore accordo del 10 dicembre 2020 (dopo appena 9 mesi da quello del 4 marzo) le cui tristi risultanze le hanno rappresentate in parte il Sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano e tre Ministri della Repubblica.
Si altera il vero perché si modifica la natura del reale, quando si sostiene che “sono venuti a Taranto 500 clienti e imprenditori che avrebbero potuto mettere a rischio la loro incolumità”, semplicemente perché lo sciopero della settimana scorsa si è svolto in maniera composto, nonostante la rabbia dei lavoratori e senza nessun incidente, se non il grido di dolore da parte degli stessi stanchi di subire oltre il martirio industriale, l’impoverimento umano;
Si deforma il vero, quando si ingrandisce o rimpicciolisce la realtà, sostenendo che “questa azienda è completamente diversa da quella che era quattro anni fa perché molto più bella, più potente, molto più forte”. I fatti del 2019 ci consegnano il deposito da parte dei Commissari straordinari di Ilva in amministrazione straordinaria di un esposto denuncia sui fatti e comportamenti inerenti al rapporto contrattuale con ArcelorMittal, con la presunta lesività all’economia nazionale e la presunta distruzione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzi di produzione;
C’è l’antegoria, quando si sostiene il contrario della realtà nel dire che “si sta lavorando con gli azionisti a un accordo con il Governo, con la disponibilità assoluta per un luogo definito di grande valore, cercando di ascoltare sempre tutti”. Una realtà di grande valore non può essere definita tale di fronte allo stato comatoso degli impianti, in cui i lavoratori sono costretti a reperire ricambistica e materiali da altri impianti per salvaguardare quel minimo di produzione. Ciò che si ha lo si salvaguarda!
C’è la fabulazione infine, quando invece di mascherare la realtà si preferisce reinventarne un’altra di sana pianta, quando si sostiene che “non è un momento brutto per l’azienda”. Siamo al cospetto del minimo storico di produzione mai raggiunto (3.471 mln di tonnellate di acciaio) che ha visto l’iniezione di soldi pubblici attraverso il Contratto di finanziamento da parte di Invitalia (680 milioni) per colmare, almeno in parte, perdite debitorie tra costi dell’energia e imprese dell’indotto. Si reinventa la realtà di fronte al ricorso alla cassa integrazione per 2500 unità solo a Taranto, autorizzata peraltro con Decreto. Mai scordando che i circa 1600 lavoratori di Ilva in A.S. avrebbero dovuto iniziare dal 23 agosto scorso il graduale rientro in fabbrica (clausola di salvaguardia accordo OO.SS. 6.9.2018).
Adesso, più che mirare alla “Twin digital” di cui parla l’A.D. Morselli per la realizzazione di una copia degli impianti digitali, che ella stessa definisce “con l’intenzione di fare meglio, di fare diverso”, il nostro spunto dopo la mobilitazione di giorno 28 settembre, è che prima di pensare di fare copia degli impianti si pensi piuttosto al mantenimento, rilancio e messa in sicurezza degli esistenti, perché lo ripetiamo, avvertiamo il serio rischio, se il Governo non intervenisse adesso, che molto presto non vi sarebbe più neppure il calco per fare le copie degli impianti. Coraggio, il Governo non si divida, intervenga”.
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