Il ricorso con cui Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha impugnato l’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, sulle emissioni di benzene della fabbrica, si discuterà davanti al Tar del Lecce e non al Tar del Lazio. Lo ha deciso lo stesso Tar del Lazio davanti al quale l’azienda aveva impugnato l’ordinanza del 22 maggio chiedendone la sospensione. “Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Ter), dichiara la propria incompetenza per territorio sul ricorso per essere competente il Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia – Sezione staccata di Lecce, davanti al quale il processo potrà essere riassunto”: così scrivono i giudici laziali nell’ordinanza pubblicata oggi dopo la prima udienza di ieri. Per i giudici del Tar laziale, con riferimenti all’ordinanza del sindaco, “i provvedimenti gravati hanno effetto nell’ambito della sola Regione Puglia, trattandosi di impianto sito nella città di Taranto”. “Sotto tale determinante profilo – dice il Tar del Lazio -, le contrarie ragioni addotte dalla difesa della ricorrente (legate alla presenza su tutto il territorio nazionale del gruppo industriale di cui la ricorrente è parte, alla natura strategica dell’impianto di Taranto e ai possibili effetti economici dell’ordinanza impugnata sul mercato dell’acciaio) non possono ritenersi integrare gli effetti del provvedimento gravato qualificanti ai fini della competenza per territorio”.
Per il Tar del Lazio si deve invece “avere riguardo agli interessi di natura ambientale che l’ordinanza gravata afferma di tutelare, che sono circoscritti alla sfera locale”. “Tale delimitazione degli effetti è testimoniata proprio dalle presupposte comunicazioni delle autorità sanitarie competenti al sindaco di Taranto, le quali riferiscono di possibili pregiudizi alla salute della popolazione dell’area di Taranto”. L’ordinanza riguarda Acciaierie d’Italia (gestore impianti) e Ilva in amministrazione straordinaria (proprietà impianti). AdI ha chiesto la sospensione del provvedimento col quale il sindaco Melucci, contestando l’aumento progressivo delle emissioni di benzene sulla base dei rapporti di Asl Taranto e Arpa Puglia, ha intimato ad AdI e a Ilva in as di rimuovere le cause in 30 giorni. Altrimenti, nei successivi 30 giorni le due società dovranno fermare gli impianti dell’area a caldo. L’udienza di ieri è stata basata sulla discussione della competenza territoriale. La difesa del Comune ha chiesto che il giudizio sia trasferito dal Tar del Lazio a quello di Lecce. Da rilevare che davanti al Tar salentino sono state discusse altre vicende analoghe, compresa l’ordinanza di Melucci sullo stop impianti di febbraio 2020, validata dai giudici amministrativi di Lecce ma fatta poi decadere a giugno 2021 dal Consiglio di Stato a cui l’azienda si rivolse in appello. (AGI)
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