«Si tratta di un gesto gravissimo che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia. Se Acciaierie d’Italia e l’amministratore delegato Lucia Morselli pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del Decreto Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato».
Così il segretario nazionale Fim Cisl Valerio D’Alò e il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi Biagio Prisciano alla luce della comunicazione ricevuta questa mattina dalle organizzazioni sindacali, da Acciaierie d’Italia, con cui ha reso noto che da lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici. La sospensione è a tempo indeterminato.
D’Alò e Prisciano ritengono davvero singolare che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che lunedì Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione dell’ex Ilva. «Anche questa – aggiungono – è una forma di pressione, dal sapore di strumentalizzazione».
Acciaierie d’Italia non ha fornito motivazioni sulla sospensione.che consisterà anche nella disattivazione del badge di ingresso in fabbrica dei lavoratori.
IL COMMENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE MAZZARANO (PD)
“Questo è il colpo mortale per aziende e lavoratori dell’appalto già gravemente feriti”
Il Consigliere regionale del Pd Michele Mazzarano commenta così la decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività delle aziende dell’appalto.
“Dopo aver stremato il tessuto imprenditoriale locale, soprattutto quello monocommittente, con inaccettabili ritardi nel pagamento delle fatture arretrate, Acciaierie d’Italia sospende ben 145 aziende dell’appalto. L’altissimo numero di unità lavorative in ballo non può che far pensare ad un subdola ed inaccettabile forma di ricatto verso il Governo.
Questa decisione crea una condizione di gravissimo allarme economico e sociale che il nostro territorio non può sopportare”.
“Condivido pertanto- conclude Mazzarano – la preoccupazione delle organizzazioni sindacali e auspico la creazione di un fronte comune tra politica e sindacato in difesa del lavoro e dell’intera comunità”.
IL COMMENTO DI SINISTRA ITALIANA -TARANTO
Apprendiamo che, con una comunicazione fatta questa mattina alle organizzazioni sindacali, Acciaierie d’Italia ha reso noto che da lunedi prossimo, nello stabilimento siderurgico di Taranto, sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici.
La sospensione consisterà anche nella disattivazione del badge di ingresso in fabbrica dei lavoratori e sarà a tempo indeterminato.
A nostro avviso, si tratta di un gesto gravissimo, in una fase drammatica per le famiglie, già provate da mesi di cassa integrazione e ritardi negli stipendi, in un già difficile contesto generale, che vede un’inflazione da record ed una notevole difficoltà a tirare avanti.
Facciamo presente inoltre che, un così ingente numero di dipendenti sospesi, andrebbe ad aggravare ulteriormente la già drammatica situazione degli impianti, che necessitano di urgenti manutenzioni ordinarie e straordinarie e graverebbe sull’aspetto psicologico dei lavoratori, alle prese, ormai da tempo, con una continua incertezza per il loro futuro e delle loro famiglie.
Sollecitiamo pertanto il governo ad intervenire con la massima urgenza, per evitare una catastrofe sociale e mettere fine a questa inaccettabile situazione, dando una svolta definitiva alla vertenza e puntando con determinazione ad una vera riconversione ecologica del sito, capace di dare risposte ai lavoratori tutti ed ai cittadini di questo territorio.
SINISTRA ITALIANA
IL COMMENTO DEL SEN. TURCO (M5S)
LE PAROLE DELL’ON. PAGANO (PD)
“Strano, a voler usare un eufemismo, che una simile comunicazione arrivi quasi alla vigilia dell’incontro che, come parlamentari jonici, avremo con i sindacati di categoria”. L’onorevole del Partito Democratico Ubaldo Pagano esprime seria preoccupazione di fronte alla sospensione dell’attività di 145 aziende dell’appalto Adi.
“Come va letta questa decisione se non come un tentativo di utilizzare la minaccia occupazionale come arma per ottenere ancora risorse dal Governo?
Certo è che le ripercussioni sul piano occupazionale sono tutt’altro che irrilevanti. Si parla di non meno di 2.000 lavoratori”.
“Un simile modus operandi va efficacemente contrastato e, mai come in questo momento, il Governo è chiamato, a chiarire la sua posizione in merito, mettendo al primo posto il rispetto di una comunità che ha già sacrificato tanto in termini di vivibilità, e ancora prima di salute e ambiente”.
LA DURA REAZIONE DEL SINDACO MELUCCI
A proposto dei provvedimenti odierni a carico dell’indotto di Taranto, ci diranno anche questa volta che è colpa della crisi, o che il Governo non ha mantenuto i propri impegni nell’ultimo DL Aiuti, o ancora che è il mercato e si ritengono liberi di fare come meglio ritengono, o peggio che le imprese ioniche non hanno i requisiti e non sono all’altezza.
Invece, la verità è semplicemente che Acciaierie d’Italia, purtroppo ancora condotta da Arcelor Mittal, continua a infischiarsene di Taranto e dell’Italia, a dispetto del nome del sodalizio. Ormai la si potrebbe considerare alla stregua di una permanente estorsione di Stato, che manda all’aria qualunque consuetudine o regola delle accettabili relazioni industriali e internazionali. Mentre le regole morali l’ex Ilva le aveva già cestinate da un pezzo.
Fossi nel Premier Giorgia Meloni farei quello che nessuno ha avuto sinora il coraggio di fare, caccerei subito Arcelor Mittal a pedate, con la stessa eleganza con cui loro hanno trattato tutti i precedenti Governi della Repubblica dal 2017 ad oggi. Dopotutto, sono tempi straordinari, ogni potenza mondiale sta modificando le proprie strategie e priorità per garantire gli interessi nazionali.
Non può più esserci un acciaio non sostenibile, non può più esistere un acciaio non italiano, non può più essere tollerata una gestione sempre a danno dei contribuenti e delle imprese locali, e sempre in spregio della qualità della vita dei lavoratori e dei cittadini.
La fase di tregua, volta a valutare e consentire la costruzione di un nuovo percorso verso il piano industriale del futuro, oggi viene unilateralmente dichiarata esaurita da Acciaierie d’Italia. Il Comune e la Provincia di Taranto prenderanno in considerazione ogni iniziativa ordinamentale per la tutela della comunità ionica. Mi auguro che questa volta la voce delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali del territorio si levi distinta ed inequivocabile nella medesima direzione.
Rinaldo Melucci
Sindaco e presidente della Provincia di Taranto
L’APPELLO DI UIL E UILM
Acciaierie d’Italia con una nota odierna inviata a 147 aziende dell’appalto comunica la sospensione del rapporto lavorativo di forniture e prestazioni d’opera “prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista” dai contratti stipulati.
Nello specifico, si legge sempre nella comunicazione rivolta ai medesimi soggetti, ogni azienda dell’appalto destinataria della comunicazione dovrà abbandonare la fabbrica entro lunedì 14 novembre “decorso tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento”
“Dopo la comunicazione odierna di sospensione attività – ha detto il Segretario generale UILM Davide Sperti – per quasi 150 aziende degli appalti in Acciaierie d’Italia, la situazione è drammaticamente peggiorata.
Per la UILM non c’è più tempo d’aspettare. Lunedi 14 novembre avevamo già organizzato con tutte le altre sigle sindacali, e con i parlamentari ionici, un incontro per fare il punto della situazione. Ascolteremo senz’altro i parlamentari ionici che interverranno all’evento monotematico di lunedì ma, per quanto riguarda la UILM e la UIL, nella stessa giornata proclameremo azioni di protesta immediate.
Non staremo a guardare inermi il funerale dell’intero territorio”.
“Dopo questa agghiacciante decisione – ha tuonato il Coordinatore UIL di Taranto Pietro Pallini – cos’altro attende il Governo? Non c’è altro tempo da perdere.
L’incontro di lunedì 14 non può certo essere un ventaglio di intenti, nel senso che da questo momento, c’è un’unica strada da percorrere: disinnescare la bomba sociale che si prepara e quelle che potrebbero essere le reali ricadute di tutto ciò.
Ci rivolgiamo, dunque, ai parlamentari e al Governo affinché da subito si avvii ogni azione tesa a evitare il de profundis di una comunità già in ginocchio e che non sarà spettatrice di ulteriori sfregi nel ginepraio delle umiliazioni”.
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