CHIUSURA EX CEMENTIR, LA PREOCCUPAZIONE DI RIFONDAZIONE E PD

Entrambi i partiti si scagliano contro l'immobilismo dei parlamentari 5 Stelle

751

Il licenziamento dei 67 lavoratori del cementificio di Taranto (ex Cementir, oggi Cemitaly) sarebbe un’altra pesantissima tegola che cade sulla testa di una comunità già martoriata da numerose crisi produttive e occupazionali. Ci troviamo di fronte a una situazione che si trascina da anni, e che rivela la mancanza di politiche industriali nel nostro paese. Di fronte alla crisi del settore –  e ai problemi specifici dello stabilimento di Taranto – il governo prima ha lasciato che la vecchia proprietà, Caltagirone, riducesse produzione e occupazione, poi ha accettato che la stessa Cementir, fra i più importanti produttori italiani di cemento, passasse in mano alla tedesca HeidelbergCement, multinazionale che domina il settore a livello globale, e che già controlla Italcementi. In sostanza, si è permesso che un intero settore – fra i più rilevanti per la nostra economia – venisse trasferito nelle mani di una grande impresa privata.

E’ quanto sostiene, in una nota, la segreteria provinciale di Rifondazione Comunista.

Il silenzio dei parlamentari ionici – tutti del Movimento 5 Stelle – su questa vicenda è allarmante. Si rischia l’ulteriore desertificazione produttiva del nostro territorio: tutte le rappresentanze politiche e istituzionali devono fare la loro parte per impedirlo. Rifondazione Comunista dà il proprio sostegno alle mobilitazioni che i lavoratori e le organizzazioni sindacali metteranno in campo, e chiede al governo di intervenire immediatamente per scongiurare i licenziamenti e la chiusura dello stabilimento e imporre alla proprietà le bonifiche.

Sull’argomento interviene anche il segretario provinciale del PD, Mancarelli.

Cementir, oggi Cemitalia, licenzia i 67 lavoratori di Taranto. Lavoratori che rischiano di rimanere senza tutele dal 21 dicembre.
Ma al danno si associa la beffa per la possibile mancata bonifica del sedime industriale esistente a causa dell’abbandono del sito.
Quindi, una fabbrica chiusa e operai senza lavoro.
Nei fatti una versione mignon di ciò che sarebbe potuto accadere con la paventata chiusura dell’Ilva.
Servirebbe una iniziativa seria dei parlamentari ionici a garanzia dei lavoratori e della bonifica dell’area in questione.
Ma dove sono e che fanno i parlamentari della nostra provincia?
Il deputato Giovanni Vianello dei 5 stelle, di recente, ha presentato un’interrogazione su uno “schiuma party”, degli altri non si hanno notizie.
Ma come, per i lavoratori dell’Ilva c’era un piano b (di cui si sono perse le tracce) e per i lavoratori di Cemitalia non c’è nessuna soluzione degna?
Purtroppo, il livello è infimo.
Noi, il PD, ci stiamo già muovendo per sollecitare un intervento del competente Ministero.
Non è più il tempo della propaganda, adesso bisogna risolvere i problemi.
#5stellecadenti

Comments are closed.