13 FIRME PER LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO MELUCCI

HANNO FIRMATO ANCHE DI GREGORIO, LONOCE E LIVIANO

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Il dado è tratto. I numeri necessari adesso ci sono. La mozione di sfiducia contro il sindaco Rinaldo Melucci lanciata dai consiglieri comunali Massimo Battista di Una città per cambiare e Luigi Abbate di Taranto senza Ilva e accolta dal centrodestra e da Europa Verde sarà discussa presto in Aula.

Il documento ha infatti raggiunto le tredici firme necessarie per essere discusso dal Consiglio Comunale: hanno apposto la loro sigla in calce i consiglieri del Partito Democratico Enzo Di Gregorio e Lucio Lonoce, CHE CHIEDONO di tornare alle urne per salvare Taranto e molti finanziamenti, e Gianni Liviano, ex capogruppo Pd da tempo passato al gruppo misto di opposizione.

La mozione arriverà in aula in un periodo tra i 10 e i 30 giorni rispetto al deposito all’Ufficio di Presidenza: l’intento dei firmatari sarebbe quello di far cadere Melucci entro il 24 febbraio, data ultima per consentire un ritorno alle urne a giugno, in contemporanea con Bari e con Lecce.

Mancherebbero, però, ancora due voti per sfiduciare il sindaco (al momento ce ne sarebbero 15): c’è chi punta a convincere i rappresentanti di Con Bitetti e Fornaro e c’è che pensa a Italia Viva, sempre nell’occhio del ciclone, e ai consiglieri Stellato e Casula.

Consiliatura in bilico, dunque, ma il verdetto arriverà dall’aula: con la discussione della mozione di sfiducia diventa improbabile la raccolta di firme dal notaio che fece cadere il Melucci 1.

Di seguito gli interventi di alcuni dei consiglieri firmatari:

IL CENTRODESTRA

Nota dei consiglieri comunali di Taranto Massimiliano Di Cuia (Forza Italia), Giampaolo Vietri e Tiziana Toscano (FdI), Francesco Battista (Lega), Mimmo Festinante, Francesco Cosa e Walter Musillo (Svolta liberale).

“Sono state raggiunte le tredici firme per la mozione che abbiamo presentato come centrodestra assieme ai colleghi Abbate e Battista e possiamo andare in Consiglio comunale per provare a mandare a casa Melucci. Dopo mesi di agonia, ci aspettiamo un atto di coerenza, di coraggio e di amore per la comunità tarantina da parte di tutti i colleghi: i cittadini non meritano un’amministrazione completamente bloccata che non è in grado di dare risposte. La maggioranza, è evidente, non esiste già da tempo e vani sono stati i tentativi di Melucci di rattoppare i buchi con persone che nulla hanno in comune con la sua tradizione politica e con la coalizione con cui è stato eletto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la paralisi dell’intera amministrazione. Perciò, con le tredici firme raggiunte oggi siamo nelle condizioni di liberare Taranto e portarla al voto a giugno, offrendo ai cittadini un governo della città unito, coeso e determinato a dare una prospettiva seria per il futuro. Ci aspettiamo che tutti i colleghi consiglieri vengano in aula, alla luce del sole, mettendoci la faccia e assumendosi le dovute responsabilità per rispetto dei tarantini”.

PARTITO DEMOCRATICO

Una riflessione ponderata, sofferta, ma inevitabile, è quella che ha portato Lucio Lonoce ed Enzo Di Gregorio, consiglieri comunali del Partito Democratico, a sottoscrivere la mozione di sfiducia contro il sindaco Rinaldo Melucci.

«Insieme abbiamo contribuito alla sua elezione – hanno dichiarato congiuntamente – insieme abbiamo creduto nella necessità di portare avanti quel progetto per il bene della città. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo messo passione e impegno. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo messo la faccia ed il cuore, ma di fronte alla virata incomprensibile del primo cittadino, che ha rinnegato il valore della comunità democratica che lo aveva abbracciato e sostenuto, che ha stravolto la rappresentanza popolare e ciò che era emerso dalle urne in così poco tempo e che ha portato la città a una condizione di instabilità e paralisi grave, riteniamo che quell’esperienza possa ritenersi conclusa».

Lonoce e Di Gregorio, i due più suffragati in assoluto delle amministrative 2022, si appellano alla responsabilità che dovrebbe animare chiunque si candidi alla guida di una comunità.

«La vittoria di Melucci – hanno aggiunto – fu un segnale della città; il ribaltamento ricercato da Melucci é, invece, un’assurdità politica che ha immobilizzato la macchina amministrativa mettendo in ginocchio le attività ordinarie del Comune. Noi di questa situazione non vogliamo fare parte: se il primo cittadino pensa di poter disporre della volontà popolare in questo modo e di poter tenere in ostaggio gli uffici e le società partecipate, non può avere la nostra fiducia. Per questo è logico tornare alle urne per politica, serietà, coerenza e perché riteniamo che ci siano ancora le condizioni per salvare Taranto e molti finanziamenti. Ci appelliamo, infine, al buon senso di tutti i consiglieri comunali che hanno davvero a cuore il bene della città, chiedendo loro di unirsi nella sottoscrizione e nel voto alla mozione per continuare a dare un futuro al nostro territorio».

GIANNI LIVIANO

 

Ho sottoscritto in data odierna la mozione di sfiducia al sindaco Melucci.

È da molto tempo che sottolineo l’inadeguatezza di Melucci al ruolo di sindaco e quindi la sottoscrizione di questa mozione è la coerente conseguenza di quanto ho detto e fatto in questo anno di consiglio comunale.
Detto questo rimane però la considerazione che il fallimento di un’amministrazione non può essere mai imputabile ad una sola persona ma è figlia di una politica assente e di partiti deboli e sottomessi.
Bene mandare via Melucci ma sarebbe illusorio pensare che il cambio del sindaco possa essere la soluzione di tutti i principi della città.
Occorre un cambio di passo, un’inversione del paradigma culturale, un’inversione di rotta nella qualità della classe politica e dell’attenzione verso le persone e verso la comunità Taranto.

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