TURCO: “IL GOVERNO MELONI DISTRUGGE LO STATO SOCIALE”

L'INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE NAZIONALE DEL M5S

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Riceviamo e pubblichiamo un intervento del sen. Mario Turco, vice presidente nazionale del Movimento 5 Stelle.

 

Il Governo Meloni continua la sua opera di distruzione dello stato sociale e di scientifica cancellazione delle misure epocali introdotte dal MoVimento 5 Stelle.

Allo stesso tempo, è di questi giorni la decisione del Consiglio di Garanzia del Senato, composto prevalentemente da esponenti del centrodestra, di reintrodurre, alla chetichella, i vitalizi per i senatori delle passate legislature. Un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario.

Un privilegio che il Movimento 5 Stelle aveva cancellato nel 2018 per una questione di solidarietà e giustizia sociale.

Attualmente abbiamo un carovita insostenibile, l’inflazione è una tassa patrimoniale occulta che ha eroso circa 61 miliardi nei conti correnti degli italiani, famiglie e imprese con mutui e affitti alle stelle faticano ad arrivare a fine mese ed il Governo Meloni, invece, mostra di avere altre priorità, ossia il ripristino dei privilegi per i parlamentari.

Anzi, questo governo sta aggravando le diseguaglianze sociali con il taglio del reddito di cittadinanza a oltre 450 mila persone, con la precarizzazione sempre più spinta dei rapporti di lavoro, con la forte opposizione al salario minimo legale e con il mancato rinnovo contrattuale ad oltre 7 milioni di lavoratori.

Della serie nulla per cittadini, solo favori agli amici di Palazzo. Goffo appare il tentativo del centrodestra di rimediare a questa figuraccia giocando come al solito allo scaricabarile. Se davvero vogliono togliere i vitalizi, presentino un nuovo testo in consiglio di presidenza de Senato e vediamo chi, come il M5S, è veramente dalla parte dei cittadini e non dei privilegi. È bene che anche le altre forze di opposizione non si nascondano dietro una furba astensione.

Tutto ciò appare paradossale. Un governo che fa sapere che sarà difficile arrivare ad una legge sul salario minimo ma che ripristina i privilegi della casta.

Lo spiegassero al 64% di italiani che invece si dichiara favorevole alla sua introduzione.

I dati del rapporto annuale Istat ci impongono di portare avanti con ancora più forza la proposta di legge per l’introduzione del salario minimo legale presentata dalle opposizioni e a prima firma del presidente Conte. Non solo pur lavorando più ore i lavoratori italiani guadagnano meno dei loro colleghi europei, ma nei primi 5 mesi del 2023 il divario fra la crescita dell’inflazione e quella dei salari è stato di circa il 7%. Non è un caso, dunque, se la maggioranza degli italiani sia favorevole a fissare per legge una soglia minima, che la proposta indica in 9 euro lordi l’ora.

Alla luce di ciò, è ancora più incomprensibile aver smantellato il Reddito di cittadinanza. I due nuovi sussidi varati dal Governo trasformano l’Italia, che insieme alla Grecia era stato l’ultimo Paese in Europa ad introdurre il Rdc, nel primo Stato continentale privo di una misura di protezione sociale universale di contrasto alla povertà. Altresì, si tagliano di quasi il 30% le risorse destinate a tale capitolo e, malgrado le promesse dell’esecutivo, quasi 100 mila nuclei famigliari con all’interno minori, anziani e disabili vengono lasciati privi di sostegno.

Ci spiegassero allora perché il salario minimo no e il vitalizio massimo sì. Li attendiamo alla Camera il 28 luglio, quando verrà discussa la nostra proposta sul salario minimo legale, quale forma di difesa della dignità sociale. Noi saremo sempre dalla parte dei cittadini.

Questa è una maggioranza incapace di dare soluzioni ai problemi dei cittadini e delle imprese. In questi mesi di governo si sono solo accaniti contro gli ultimi, coloro che hanno la “colpa” di vivere toccando con mano cosa vuol dire non riuscire ad arrivare alla fine del mese.

 

 

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