In ordine sparso. Ognuno per conto proprio, ognuno con le proprie idee. Un guazzabuglio, insomma.
Il confronto del 19 gennaio a Roma sulla vertenza Acciaierie d’Italia tra il Ministro delle Imprese Adolfo Urso, l’azienda, i sindacati e gli enti locali delle regioni interessate si è chiuso con tante posizioni diverse, una strada sempre più stretta per un accordo globale e numerosi aspetti su cui riflettere.
Partendo dalle certezze: il Ministro Urso ha insediato ufficialmente un tavolo permanente sull’ex Ilva che tornerà a riunirsi tra un mese e sembra favorevole all’ipotesi di un accordo di programma, caldeggiato da Regione e Comune di Taranto (che parla di “data storica”) ma visto come il fumo degli occhi dai sindacati.
La richiesta principe di questi ultimi (in particolare di Fiom, Uilm e Usb) di un cambio di governance con il passaggio in maggioranza di Invitalia non rientra, invece, nelle intenzioni del Governo che, su questo aspetto, si trova in linea con Confindustria.
Acciaierie, intanto, ammette il calo di produzione (che preoccupa le organizzazioni sindacali) e annuncia la prospettiva del preridotto per ambientalizzare gli impianti. Garantisce però il mantenimento dell’area a caldo che rappresenta un punto focale per le organizzazioni sindacali.
Annuncia, poi, quattro investimenti esterni: rigassificatore, ripartenza cementificio, accordo con Falck per le energie rinnovabili, impianto di dissalazione delle acque. Ce n’è abbastanza per far sobbalzare dalle sedie le associazioni ambientaliste.
Un guazzabuglio, insomma. Che sembra sempre più inestricabile…
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