EX ILVA, PER LA CIG LA SOLUZIONE WHIRLPOOL

GLI ESITI DELL'INCONTRO DI IERI

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Il gruppo ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, utilizzerà per le nuove 13 settimane di cassa integrazione la stessa soluzione individuata per la Whirlpool. Lo dicono fonti sindacali in un colloquio con AGI dopo il vertice di ieri al Mise, presenti, oltre all’azienda, anche tre ministri: Giancarlo Giorgetti dello Sviluppo economico, Andrea Orlando del Lavoro e Mara Carfagna del Sud. La nuova cassa si aggancia al Dl fisco-lavoro di recente emanazione. A questa soluzione si è lavorato nei giorni scorsi prima di arrivare al Mise e le fonti contattate da AGI affermano che “il ministro Orlando è stato bravo a trovare una via d’uscita che stemperasse la tensione”. Quest’ultima creatasi soprattutto a Genova, dove per il ricorso alla cassa da parte dell’azienda ci sono state accese proteste, scontri ed anche ripetuti blocchi stradali. Nel caso di Whirlpool, osservano le fonti, si tratta di un’azienda che aveva già esaurito gli ammortizzatori sociali.

Non così per ex Ilva, che aveva ancora spazi in questo senso, però “siccome dobbiamo ancora fare la trattativa sul piano industriale, e siccome questo piano sarà accompagnato da una fase non breve di transizione con la cassa integrazione, si è scelta la soluzione della cassa post Covid per non usare, per il momento, altri strumenti. Perche la cassa post Covid sia comunque usata dai lavoratori  Ilva, occorrerà però fare una piccola modifica al decreto” aggiungono le fonti sindacali.  In quanto al piano industriale dell’azienda, il Governo, con Giorgetti, ha posto il tema della sua revisione, spiegano le fonti. Questo sia perché è un piano fatto mesi fa e nel frattempo la situazione è cambiata, sia perché bisognerà tenere conto degli aspetti relativi alla transizione ecologica (per una produzione ed un’azienda più sostenibili anche alla luce degli orientamenti europei) e dell’ingresso in cda di Acciaierie d’Italia dello Stato con Franco Bernabé presidente e i consiglieri Stefano Cao e Carlo Mapelli. Inoltre, le 13 settimane di cig serviranno anche a sviluppare il confronto sul piano industriale tra azienda e sindacati, oltrechè a fronteggiare il fatto che l’ex Ilva ha impianti fermi a Taranto, altoforno 4 e acciaieria 1, e che la batteria 12 della cokeria, che alimenta gli altiforni, è per il momento sub judice. Nel senso che bisognerà vedere cosa il Tar Lazio deciderà, nell’udienza di merito, il 21 luglio dopo che Acciaierie d’Italia ha impugnato il decreto del ministro Roberto Cingolani (Mite) che ha disposto il fermo della batteria entro il 10 luglio perché entro il 30 giugno non sono state ultimate le prescrizioni ambientali fissate dall’Aia.

É evidente che se il ricorso di Acciaierie d’Italia sarà respinto da Tar Lazio, la batteria 12 resterà ferma, gli impianti a Taranto non ripartiranno, a partire dall’altoforno 4, e la risalita produttiva dell’azienda, che quest’anno calcola di produrre 5 milioni di tonnellate, si complicherà. Le fonti sindacali dicono inoltre ad AGI che ieri non si è affrontato al tavolo il tema dell’anticipazione del passaggio dello Stato in Acciaierie d’Italia al 60 per cento (oggi invece ha il 38 per cento del capitale e il 50 per cento dei diritti di voto). Giorgetti vuole anticipare la road map ora fissata entro maggio 2022, ma ieri non si è fatto cenno a questo “anche perché aprire il tema, probabilmente avrebbe acceso scintille con l’ad Lucia Morselli”. Infine, i sindacati hanno chiesto al Governo che sul piano industriale siano coinvolti i territori, e cioè i sindaci, mentre ieri erano presenti solo i presidenti di Regione. “Non però un confronto insieme ai sindacati, perché gli ambiti di competenza sono diversi, ma con una seduta a parte, coinvolgendo anche Arpa e ministero della Transizione ecologica” è stato suggerito al Governo. (AGI)

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