Il parere favorevole del Comune di Taranto sul Progetto Tempa Rossa, che arriva dopo anni di stop and go dovuti ai veti incrociati di ambientalisti, amministrazione comunale e Regione, riporta in un alveo di ragionevolezza e buon senso una questione finora appannata da molteplici luoghi comuni e altrettanti pregiudizi. Anni in cui questa Confindustria, attraverso dichiarazioni a mezzo stampa e partecipazione in confronti pubblici, nonché attraverso una sua analisi tecnica sul progetto, ha sempre espresso un punto di vista pragmatico rispetto alla questione, guardando all’intervento complessivo sul piano della sicurezza e del reale impatto sul territorio prima ancora che al ritorno occupazionale ed economico dello stesso.
Il nostro plauso va dunque al Comune di Taranto, ed al Sindaco Melucci in particolare, per aver saputo guardare oltre le logiche restrittive di chi riteneva il progetto deleterio per il territorio (in quanto ritenuto inquinante) senza soffermarsi sul reale impatto e sugli effettivi benefici che ancora adesso, dopo anni di alterne vicende, rimangono intatti nella loro evidenza. A questo si aggiungono le utilità che rinvengono dalla sottoscrizione del protocollo: Eni, Total, Mitsui e Shell si impegneranno infatti a realizzare il programma di compensazione e riequilibrio ambientale per lo sviluppo sostenibile definendo inoltre con il Comune progetti in ambito economico, sociale e culturaleL’augurio di Confindustria è che in questa vicenda, contrariamente a quanto accaduto in Basilicata, non manchi il coinvolgimento delle imprese locali, indispensabile per affermare quelle ricadute di segno positivo che tutta la comunità auspica. Sulla vicenda Tempa Rossa abbiamo già avuto modo di esprimerci sia circa la valenza del progetto sia in ordine ai criteri di sicurezza che contraddistinguono il nostro sistema portuale e che in quanto tali consentono la permanenza in rada anche di molteplici navi cisterna senza che per questo si verifichino incidenti rilevanti.
Il progetto, inoltre, lungi dal risultare solo ed esclusivamente propedeutico alla sua essenziale funzione (trasportare il greggio dalla Basilicata alla raffineria Eni di Taranto), assolve – lo ripetiamo – ad un ruolo che è moltiplicatore di molteplici attività accessorie alla presenza delle navi, e che impiegano altrettante risorse umane e produttive ad esse destinato, con ovvi ritorni per il territorio. Un progetto, quindi, a basso impatto ambientale e produttore di ricchezza che arriva in un momento delicato ed importante per la città, che punta sulle enormi potenzialità del suo scalo portuale e vuole riaffermare, anche attraverso di esso, una nuova identità, moderna ed ecosostenibile.
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