EX ILVA, IN FABBRICA MANCA L’ACQUA PER DISSETARSI

La protesta del sindacato Uilm

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A distanza di circa un mese dall’ultimo episodio, nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva, di Taranto, mancano di nuovo le bottigliette di acqua minerale nei reparti e sugli impianti di produzione. Lo denuncia il sindacato metalmeccanico Uilm. “Già dal turno di notte di ieri sera – dichiara ad AGI il coordinatore di fabbrica Uilm, Gennaro Oliva – abbiamo riscontrato che in acciaieria, dove gli addetti lavorano ad altissime temperature, non c’era l’acqua per dissetarsi e così in gran parte dello stabilimento”. “È assurdo, è un episodio che si ripete a distanza di un mese” sostiene Oliva, ricordando come intorno al 20-21 maggio scorso ci sia stato un “analogo episodio, con l’acqua che non veniva fornita più nei reparti perché ArcelorMittal, non pagando le consegne, non aveva più trovato fornitori e perché gli stessi fornitori, ogni qualvolta sentono che si tratta di una richiesta di ArcelorMittal che è un cattivo pagatore, si tirano indietro e lasciano cadere l’ordine”. Sulla cassa integrazione, intanto, Fim, Fiom e Uilm attendono il confronto con l’Inps di Taranto previsto il 30 giugno, per segnalare all’istituto quelle che ritengono “anomalie” nella gestione della cassa Covid da parte dell’azienda. ArcelorMittal, dopo una prima tranche di cassa Covid da marzo sino a maggio, ne sta ora effettuando una seconda e ne ha già annunciata una terza di 4 settimane a partire dal 6 luglio. La richiesta di cassa presentata da ArcelorMittal come numero massimo è di 8.100 lavoratori, di fatto l’intero organico dello stabilimento di Taranto, ma in realtà viene usata per un numero più basso. Dalla punta dei 4.000 nel periodo di emergenza Covid, adesso si è passati a circa 3.000. (AGI)

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