SILVIA GRASSO (PER UNA SERA) COME GIOCONDA DE VITO

L’omaggio alla più grande violinista italiana del Novecento, nata a Martina Franca: protagonista il Trio della Fondazione Paolo Grassi

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di Paolo ARRIVO

Fuori del coro si staglia una voce. Appena un lamento; magari monito, avvertimento, un ricordo struggente. Infine, forza dirompente. È il violino di Silvia Grasso. A lei l’onore onere di far parlare Gioconda De Vito (1907-1994), omaggiata nella serata di venerdì scorso dalla Fondazione Paolo Grassi, nella sua Martina Franca. Proprio lei, talento precoce nato a Grottaglie, così giovane e aggraziata; così diversa dai tratti ispidi di una donna che aveva uno sguardo assai penetrante. C’è tutto in quelle note, messaggio universale: il non vissuto di un’esistenza che mai fino in fondo può essere pronunciato. C’è anche il motivo che spinse la più grande violista italiana a lasciare lo strumento smesso di amare all’apice del successo personale. Perché a cinquant’anni, dopo aver collaborato con i più grandi direttori d’orchestra, come Bruno Aprea (ospite della fondazione Grassi), credeva di non avere altro da donare. In quella Musica solo l’inquietudine manca: Gioconda De Vito deve aver capito che il suo violino necessita degli altri per cantare: del pianoforte di Liuba Gromoglasova, in quella serata, del violoncello di Gaetano Simone. Perché ognuno di noi ha bisogno dell’altro. Per vivere, per realizzarsi. Così il Trio Gioconda De Vito ha suonato: Beethoven e Brahms; Schubert nel finale. Con passione e con trasporto, a beneficio degli spettatori numerosi presenti in sala.

In prosa il profilo di Gioconda De Vito veniva tratteggiato dalla penna della professoressa Pierangela Palma. Il lavoro della violinista musicologa di Martina Franca, che può vantare un curriculum formidabile, è stato presentato dall’autrice nello stesso evento voluto fortemente dal presidente della Fondazione Grassi – insieme a Franco Punzi e al maestro Aprea sedeva al tavolo Giannico Giuliani, a capo del Lions club Martina Franca. Libro edito da Zecchini (la presentazione è di Salvatore Accardo) per la collana Personaggi della musica, dal titolo emblematico: “Gioconda De Vito. La dea del violino”. Si tratta di una biografia critica che contiene documenti rari e cerca di sondare i pensieri di una personalità complessa. Controversa: donna coraggiosa e determinata, capace di affrontare in libertà il ventennio fascista e le due guerre mondiali, “musicista che nei confronti del testo scritto, ha sempre mostrato fedeltà”, spiega la stessa Pierangela Palma. Che, per l’occasione, ha ricevuto la prima borsa di studio intitolata a Giuseppina Camassa, istituita dai Lions. Un momento di grande intensità dedicato alla moglie compianta del professor Punzi, scomparsa poco tempo fa.

Tra futuro, presente e passato, è il Trio Gioconda De Vito a meritare i riflettori della stima trasversale. Nato nel 2016, è colonna portante della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca, per la quale organizza concerti in tutta Italia. Tra le iniziative poste in essere, si ricorda l’omaggio a Shostakovich firmato da Sandro Cappelletto, presentato al 43esimo Festival della Valle d’Itria; tra i riconoscimenti conseguiti, il primo posto al “G. Tricarico” del bando Pugliaexport 2017 e altri in concorsi nazionali e internazionali. Quest’anno è sbarcato alla Biennale internazionale d’Arte di Venezia raccogliendo applausi a Palazzo Cavanis, dove ha portato “L’ombra della Luce” di Marco Sinopoli. Così giovane e attivo, il Trio è impegnato nella promozione della musica da camera attraverso un laboratorio innovativo, sperimentale. Si è già esibito nelle più prestigiose sale da concerto come il “Reial cercle artistic” di Barcellona. Per il suo impegno costante e la missione nobile di cui si fa portatrice con entusiasmo, dalla Regione Puglia viene annoverato tra le eccellenze della cultura e delle arti.

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