EX CASTIGLIA, L’INTERVENTO DI MARINARO

Il presidente di Confindustria Taranto chiede l'impegno del Ministro Patuanelli

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Sulla vicenda dei lavoratori ex Castiglia interviene con una lettera il presidente di Confindustria Taranto.

Un’azienda che si vede costretta a licenziare i propri dipendenti, al di là delle cause che concorrono a determinare tale scelta, vive sicuramente uno dei momenti più dolorosi della sua storia imprenditoriale: un mix di amarezza e senso di impotenza impossibili da fronteggiare se non attraverso altre occasioni di lavoro in itinere che possano riavvolgere la bobina degli eventi e ridare quindi ossigeno e  nuove opportunità. “Altro giro, altra corsa”, si potrebbe dire, ma non sempre, purtroppo, tutto questo accade, o quantomeno non succede con quella frequenza che noi imprenditori auspicheremmo.

La premessa nasce dalla presa d’atto di quanto sta avvenendo per l’impresa Castiglia, che si trova a gestire almeno un centinaio di esuberi all’interno di 201 unità destinatarie di licenziamento collettivo.

Una vicenda oramai nota, essendo assurta a simbolo, per molti aspetti, dell’indotto ex Ilva e di quanto accaduto nel delicato passaggio consumatosi in fase di cambio di appalto: nello specifico, un “passaggio di consegne” avvenuto  all’interno di Arcelor Mittal Italia SpA, e che quindi ha visto subentrare altre aziende, anche locali, nella conduzione di determinati servizi.

La questione, specialmente se osservata dal punto di vista dei grandi numeri, potrebbe dirsi chiusa in quanto rientrante in un regolare avvicendamento di imprese, sia pure riguardanti uno dei complessi siderurgici più attenzionati dell’ultimo ventennio di storia economica del Paese.

Così in realtà non è, e da qui nasce la nostra riflessione. Una riflessione che si coniuga inevitabilmente con i sentimenti di grande vicinanza che in questo momento vogliamo esprimere all’azienda Castiglia.

Come già anticipato, esiste intanto una componente molto critica legata agli esuberi (oltre quella concernente la perdita ingente del capitale umano) che si traduce per l’azienda in oneri pesantissimi da sopportare.

Esiste, pertanto, una ovvia ripercussione legata alle sorti stesse dell’azienda nella sua complessità, alla sua tenuta ed alla sua prosecuzione attiva sul mercato.

Esiste, in sostanza, una condizione che non può lasciarci indifferenti, come Confindustria Taranto e come imprenditori, e come la stessa storia ci ha insegnato, tutte le volte in cui sul territorio jonico si sono verificate situazioni di analoga criticità.

Nell’ultima riunione in Prefettura c’è stato un appello, da parte di tutti gli attori intervenuti, a fare squadra. Vorremmo, a partire da subito e nei giorni che verranno, fare in modo che tale esortazione si traducesse in una effettiva sinergia fra tutte le parti interessate: in questo momento, è urgente farsi carico di (almeno parte) degli esuberi dell’impresa Castiglia, nelle modalità più opportune, al fine di arginarne tutti gli effetti deleteri che la vicenda si avvia a produrre, purtroppo, sul piano sociale e su quello economico.

Il nostro appello va pertanto ad Arcelor Mittal affinchè sia presente in sede di discussione, pur avendo esplicitato a mezzo lettera la sua disponibilità  a fare ulteriore chiarezza sulla situazione e “facilitare il raggiungimento di una soluzione positiva per quante più persone possibile”; e ci riferiamo all’incontro che il Mise, opportunamente sollecitato, dovrebbe convocare a breve sulla vertenza.

A questo proposito, l’appello va conseguentemente al Ministro Patuanelli affinchè possa in tempi brevissimi prendere contezza della situazione e assumere le decisioni conseguenti per una migliore ricollocazione del personale in esubero, e affinché convochi -possibilmente prima del 21 ottobre – le parti;

alle aziende subentranti, perchè possano a loro volta, nel novero delle loro effettive possibilità, fornire eventuali disponibilità nello stesso senso;

ai sindacati, affinché, pur continuando a tenere la barra dritta, riconsiderino ulteriori margini di trattativa ai fini di una positiva soluzione della vicenda.

 

Tutto quello che potrà essere messo in atto, in senso positivo, per far fronte alla vertenza, dovrà essere considerato non più un’azione fine a se stessa, bensì una risposta corale e propositiva da mutuare davanti a dinamiche che, nel tempo, potrebbero ripetersi con ripercussioni sempre più critiche e quindi sempre meno gestibili.

 

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