CRISI DELL’ACCIAIO, ARCELOR MITTAL RICORRE ALLA CASSA INTEGRAZIONE

Interessati 1400 dipendenti per 13 settimane. Palombella (Uilm): fatto grave

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Taranto, 5 giugno 2019 – Dopo le decisioni di ridurre la produzione primaria in Europa – già prese a livello di Gruppo nel mese di maggio a causa delle critiche condizioni del mercato e che riguardavano anche lo stabilimento di Taranto, dove era stata rallentata la produzione da 6 a 5 milioni di tonnellate – ArcelorMittal Italia – si legge in una nota diramata alla stampa – si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO).

Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. L’azienda ha già contattato le Organizzazioni Sindacali e le Rappresentanze Sindacali Unitarie di Taranto per informarle di questa operazione. Ulteriori dettagli saranno forniti nell’incontro già programmato per domani, 6 giugno.

“È una decisione difficile – spiega l’Amministratore Delegato di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl – ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa. Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico”.

Un mix di fattori sta penalizzando l’intero settore dell’acciaio europeo che soffre una situazione economica sempre più peggiorata negli ultimi mesi. Tutti gli indicatori evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%. L’indice PMI è sceso a 47,4 nel marzo 2019, andando per il sesto mese consecutivo sotto quota 50 e raggiungendo il punto più basso dal maggio 2013.

Il comparto siderurgico ha registrato un progressivo rallentamento a partire dal primo trimestre di quest’anno, in particolare, in riferimento ai prodotti siderurgici da coils.

Ad oggi si registra un’importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e, anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro. Accanto alla riduzione della domanda di acciaio in Italia si è registrato un aumento senza precedenti delle importazioni da Paesi Terzi: nei primi quattro mesi del 2019 le importazioni di prodotti da coils e lamiere sono aumentate del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018 (anno quest’ultimo già di per sé record per importazioni da Paesi Terzi). Inoltre, tale contesto sopravviene a un periodo in cui le scorte a magazzino sono aumentate ben oltre i livelli standard di giacenza.

Ad aggravare la situazione, le deboli misure di salvaguardia per le importazioni di acciaio adottate dalla Commissione Ue, che ci rendono vulnerabili in un momento in cui i prezzi dell’acciaio sono bassi, i costi energetici elevati e i costi delle materie prime in continuo aumento.

Ieri, a lanciare un forte grido di allarme, 45 Amministratori Delegati dei più importanti gruppi siderurgici europei che hanno scritto una lettera aperta ai Capi di Stato e di Governo della Ue e alle Istituzioni Comunitarie per chiedere un’azione urgente a sostegno del settore.

Nonostante questo scenario molto critico, ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d’Europa”.

LE REAZIONI


ArcelorMittal; Palombella (Uilm): “Azienda dichiara cassa integrazione ordinaria. Fatto grave”

“La comunicazione arrivataci da ArcelorMittal a pochi giorni dall’incontro di lunedì prossimo è grave, inopportuna e sbagliata”. Così il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella,

commenta la decisione dell’azienda di voler ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, a partire dai primi di luglio, per lo stabilimento di Taranto. Il provvedimento riguarderebbe un massimo di 1.395 lavoratori, comprensivi anche dei lavoratori dei servizi a supporto della produzione, con la fermata di treno nastri 1, colata continua 5, e laminazione a freddo. “Le ripercussioni ci sono anche per gli altri stabilimenti ex Ilva d’Italia dove si utilizzeranno piano di smaltimento ferie per far fronte alla riduzione dei volumi produttivi”, aggiunge Palombella.
“Non si era mai verificato prima che a pochi mesi dall’acquisizione un’azienda facesse ricorso alla cassa integrazione ordinaria”, continua il leader dei metalmeccanici della Uil. “Siamo consapevoli che esiste un problema di riduzione della produzione di acciaio in Europa provocata dalla crisi dell’auto in particolare e non solo, ma anche per effetto dell’importazione di acciaio da Paesi terzi, Turchia e Cina in particolare, che hanno la possibilità di invadere i nostri mercati con prodotti a bassissimo costo. Tuttavia – continua – ArcelorMittal è un grande produttore di acciaio, visti gli oltre 90 milioni di tonnellate di produzione annue, pertanto chiediamo con fermezza che in Italia mantenga inalterati i livelli produttivi previsti dal piano industriale, come dall’accordo stipulato il 6 settembre 2018 al ministero dello Sviluppo economico”.
“Quel che è certo – dice ancora Palombella – è che dobbiamo fare in modo che gli investimenti di ambientalizzazione, quelli sugli impianti e le bonifiche proseguano come da accordi. Lunedì chiederemo garanzie, tempi di scadenza e impegni precisi e ci aspettiamo che questo annuncio venga ritirato. Sarebbe un segnale sbagliato per i lavoratori di ArcelorMittal, ma soprattutto lancerebbe un messaggio di disperazione per quelli in Amministrazione Straordinaria che vedrebbero allungarsi ulteriormente i tempi di reintegro in azienda. Non solo – conclude Palombella – sarebbe un brutto colpo per l’intera città di Taranto e per chi crede nel rilancio e nel consolidamento della siderurgia in Italia”. 

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