FUMATA NERA PER ALBINI

il gruppo non recede: vuole chiudere la Tessitura di Mottola

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Il gruppo tessile Albini ha confermato oggi, in un incontro in modalità video call promosso dalla task force lavoro e occupazione della Regione Puglia, la liquidazione della Tessitura di Mottola (Taranto) come aveva comunicato nei giorni scorsi ai sindacati di categoria. Albini ha inoltre annunciato di aver dato incarico alla società di scouting Vertus per verificare se ci sono eventualmente imprenditori disposti a rilevare il sito nel Tarantino dove lavorano 118 addetti. All’incontro, oltre all’azienda di Albino (Bergamo), hanno partecipato i sindacati, il sindaco di Mottola, Giampiero Barulli, e il consigliere regionale della Puglia Gianfranco Lopane. “Nessun passo avanti, nessuna schiarita dall’incontro di oggi – dichiara ad AGI Giancarlo Turi, segretario Uil – Albini tiene fermo il suo intendimento di liquidare la Tessitura di Mottola. L’azienda si appella alla crisi del settore e del mercato e al fatto che il Covid l’ha aggravata, ma Albini a Mottola, prima di aver fatto cassa integrazione Covid per un anno a partire da marzo scorso, ha applicato ai lavoratori il contratto di solidarietà con riduzione del 50 per cento”. ù

“Questo – prosegue Turi – è un segno evidente di come il gruppo di Bergamo intendesse già mollare lo stabilimento nel Tarantino. Non ci sono soluzioni al momento. Anzi, l’azienda ci ha pure detto di essere in credito di 1,2 milioni di euro con l’Inps perchè ha anticipato la cassa Covid e quindi chiede un nostro intervento per rientrare nell’esposizione altrimenti la gestione dei prossimi mesi, a loro dire, sarebbe complicata”. “Ci siamo aggiornati da qui a 30 giorni per vedere cosa eventualmente natura”, aggiunge. “Purtroppo in un momento in cui le vertenze occupazionali scoppiano una dietro l’altro mettendo in gioco centinaia di posti di lavoro, manca nell’area di Taranto un riferimento politico e istituzionale che si occupi di tali questioni – conclude Turi – la task force della Regione Puglia si muove come può, ma scontiamo un’assenza della Provincia di Taranto che ha abbandonato il campo”. E intanto Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, sollecitando un incontro sulle varie vertenze aperte. I sindacati dicono che alle “crisi cronicizzate, se ne sono aggiunte ulteriori che rendono, se possibile, la situazione ancora più complessa”. “La comunicazione di Ags – rilevano i sindacati – che ha manifestato l’intendimento di non rinnovare il contratto di lavoro in scadenza a 200 lavoratori che operano nell’area dei servizi dell’indotto di Mittal, quella della Albini Tessiture di Mottola, che ha dichiarato cessata l’attività produttiva presso il sito dello stabilimento di San Basilio dove sono impiegati 118 lavoratori”. E ancora, “gli atteggiamenti dilatori di Leonardo che continua a rallentare la produzione delle fusoliere nello stabilimento di Grottaglie che interessa 1300 lavoratori diretti, sono solo gli ultimi accadimenti che testimoniano come anche altri asset produttivi non legati alla siderurgia siano entrati in crisi”. Infine i sindacati fanno riferimento al “licenziamento dei lavoratori di Infrataras per mancata riprogrammazione e rifinanziamento del progetto Verde Amico”. In quest’ultimo caso sono 130 unità che dallo scorso 25 febbraio sono in Naspi, il trattamento di disoccupazione.

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